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Archivio - gennaio 2004

[venerdì 30 gennaio 04]



[Ardesia, 30/01/2004][p.link][]



Si può arrivare ad accusare la necessità fisica, concreta, intima, di un'esperienza estetica?
E un'esperienza estetica può tramutarsi in una sublimazione estatica?
Io credo di sì, anche perché sono convinta che mi sia capitato.
Ero sola in un famoso museo appena riaperto dopo un lungo restauro ed avevo tutto il tempo del mondo.
Tempo di far scorrere intorno a me le rumorose scolaresche di cavallette sghignazzanti e distratte, tempo per ignorare i sussurri che si scambiavano rispettose le coppie di turisti stranieri, tempo per rimanere completamente sola nelle ampie sale e riuscire ad ascoltare... e a farmi travolgere dalla forza delle opere d'arte che il mio sguardo sfiorava riverente. Non sentivo più il mio corpo; ho vagato assorta per ore perdendo qualsiasi senso di realtà, aprendomi totalmente ad una sensazione di leggerezza e sollievo indescrivibile e, allo stesso tempo, di partecipazione commossa.
Niente a che vedere con la cosiddetta Sindrome di Sthendal, sia chiaro: non c'è stato nessuno svenimento o visione. Niente sudori freddi, convulsioni e schiuma dalla bocca! Non mi sono di certo ritrovata "concretamente" catapultata dentro a un quadro e non mi sono svegliata stecchita sul pavimento ritrovandomi addosso un energumeno di 60 anni intento a praticarmi la respirazione bocca a bocca!
Niente incubi, quindi; solo buone visioni che prima o poi spero di rincontrare.


[Ardesia, 30/01/2004][p.link][]



[giovedì 29 gennaio 04]



[Ardesia, 29/01/2004][p.link][]



[mercoledì 28 gennaio 04]

Cercando on-line la versione originale della famosa fiaba ho trovato soltanto una grande confusione e indicazioni piene di errori, quindi tanto vale fare un po' di chiarezza.

Il papà di Capuccetto Rosso è Charles Perrault, letterato e Accademico di Francia, che nel 1697, attingendo da un vasto patrimonio orale di tradizione popolare, mette per la prima volta per iscritto una serie di storie che pubblica in una raccolta intitolata "I racconti di mia madre l'Oca ".
Storie come "La bella addormentata nel bosco", "Barba blù", "Il gatto con gli stivali", "Cenerentola", "Pelle d'asino", "Pollicino", "Capuccetto Rosso", anche se può sembrarci strano, inizialmente sono stare scritte per allietare letterati e dame di corte.
Nel 1800 i fratelli Grimm rielaborano e modificano alcune di queste fiabe, rendendole più vicine al gusto letterario della loro epoca e più adatte ad un pubblico di bambini.

Ma torniamo a Capuccetto Rosso.
Qui di seguito potete trovare la versione originale, quella dei fratelli Grimm e qualche altra curiosa rielaborazione.

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[Ardesia, 28/01/2004][p.link][]



- Salve. Vorrei "Memorie di Adriano".
- Certo. Eccolo qui. E' un libro bellissimo! Faccio un pacco regalo?
- No, no, grazie; è per me.
- Ma come? Non l'ha mai letto??
- Hem, no.
- .....
- Ne ho letti altri.
- Certo, certo.
- Davvero.
- Sì, sì, come no. Sono 11 Euro.
- Tenga.
- Unidici e quattro quindici, quindici e cinque, venti. Un euro non lo aveva?
- Sì, ma temevo che se glielo avessi detto non mi avrebbe creduto.
- Uh?! Sì, certo... ehm, buongiorno.
- Buongiorno.


[Ardesia, 28/01/2004][p.link][]



[martedì 27 gennaio 04]

Nel 1300 Dante Alighieri viene nominato Priore di Firenze. È la carica più alta della città e comprende, oltre alla gestione della cosa pubblica e della politica cittadina, anche il comando delle milizie. Proprio in questa veste Dante viene chiamato a indagare sulla misteriosa morte di un artigiano, lasciato morire con il volto coperto di calce viva ai piedi della sua ultima opera, un enorme mosaico che rappresenta le ere dell'uomo. Convinto che dietro il delitto si nasconda una macchinazione politica, Dante segue un'indagine nelle pieghe di una Firenze corrotta e multiforme, svelando alla fine un segreto capace di cambiare la storia.

Mondadori - 300 pagine - Euro 17,00
(da alice.it)

Se non fosse per il prezzo, altamente al di sopra delle mie attuali possibilità, me lo procurerei seduta stante.


[Ardesia, 27/01/2004][p.link][]



E tutto intorno?
Un giorno per ricordare il dolore di uno sterminio (Con la legge 211 del 20 luglio 2000, la Repubblica italiana ha riconosciuto la giornata del 27 gennaio come Giorno della Memoria - Il 27 gennaio del 1945 i soldati dell'armata rossa entravano ad Auschwitz...)
Un cordless in attesa
Un file word dal cursore inquieto, che pulsa e subisce i miei sbalzi d'umore
Il telecomando dello stereo nuovo/usato (mi prostro innanzi alle occasioni che si possono trovare su e-bay)
Il telecomando della piccola tv quasi sempre spenta e dall'antenna tutta spezzata (ma shhhh non fate la spia che a vederla sembrerebbe intera... anche se in realtà è tutta una questione di incastri di fortuna ed equilibri precari)
Una scatolina gialla e oro di pastiglie dissetanti Leone
Una bottiglia d'acqua naturale da 2 litri, precedentemente sottoposta a casalingo test anti-avvelenamento (capovolgi - strizza - raddrizza - agita - osserva eventule schiuma)
Un calendarietto nuovo (gennaio: particolare de "Madonna e Santi" di Rosso Fiorentino [Uffizi - FI] - chissà qual è il libro sul quale stanno così raccolti quei due angioletti seduti sulla scalinata...)
La lista della spesa che oggi non farò
Uno scolaposate dell'ikea convertito a portamatite
Un gatto di ceramica azzurra, caparbiamente inanimato
Un gatto vero, beatamente addormentato
Fiocchi di neve fuori
Inebetimento e forte senso di irrealtà dentro
E la legge morale... sotto al morale, insieme alle stelle e al ricordo di un libro di filosofia con la copertina verde e sottolineature gialle.


[Ardesia, 27/01/2004][p.link][]



[domenica 25 gennaio 04]



[Ardesia, 25/01/2004][p.link][]



[sabato 24 gennaio 04]

Tra poco arriva il mio tesssssoro!!!

Ok, lo ammetto, in questo periodo sono leggerissimamente influenzabile e mi lascio prendere da qualsiasi cosa.
Per chi non l'avesse capito forse stasera vado a vedere il terzo film de "Il signore degli anelli"...
Però il mio tesssssoro sta arrivando sul serio e spero che quando si renderà conto che nel titolo di questo post, complice la finzione cinematografica, in pratica l'ho promosso da "principe azzurro" a "re" saprà dimostrarmi tutta la sua gratidudine... magari offrendomi il biglietto del cinema, che al multisala costa un occhio.
Ah, che squallida profittatrice sono!

Il mio tesssssoro pare sia appena giunto al casello...

Ci si vede al più presto, al Monte Fato!


[Ardesia, 24/01/2004][p.link][]



[venerdì 23 gennaio 04]

"...aspettare è un peccato contro il tempo che deve ancora venire e contro gli istanti presenti che vengono trascurati..."
[Gaiman - Nessun Dove]



[Ardesia, 23/01/2004][p.link][]



Mi sento una merda.
Vorrei che qualcuno mi ordinasse cosa fare.
Con le merde funziona.
Esci! E loro escono... almeno di solito è così.
Sgombrare! Una tiratina d'acqua e via, il più delle volte spariscono. Capita che lascino tracce al loro passaggio, ma anche quelle c'è modo di cancellarle in fretta.
Certo che bisogna proprio dire che sono delle merde ad avere la presunzione di poter lasciare un segno che testimoni il loro deplorevole transito in questo mondo.
Non ha senso sentirsi merda se poi non c'è nessuno a comandarti a bacchetta.
Io mi appropinquo allo sciacquone.


[Ardesia, 23/01/2004][p.link][]



[giovedì 22 gennaio 04]

Leggendo l'interpretazione del mio "racconto" delle 4 porte mi son resa conto, grazie alla dritta di serendip, di aver involontariamente fatto una lucida descrizione di quella che potrebbe essere stata la mia esperienza nel ventre materno.
Potere dell'inconscio.

"La porta rosa è identica alla bianca, tranne che per il colore. Liscia e grande abbastanza per riuscirci ad entrare. E' come se fosse fatta per me, su misura. La oltrepasso e non capisco... E' un posto allo stesso tempo indecifrabile e tanto familiare... Alla fine mi accorgo che sono dentro il mondo, ma che allo stesso tempo se mi concentro il mondo riesco anche a vederlo laggiù in fondo, da lontano. Sono dentro e fuori allo stesso tempo. Intorno a me scorre una linfa profumata e tutto è in continuo mutamento. Vorrei restare qui dentro per sempre perché mi rendo conto che in questo luogo tutto cambia a seconda delle mie esigenze ed io sento di non essere mai esistita in modo tanto reale, ma sento una voce che mi chiama da fuori..."


[Ardesia, 22/01/2004][p.link][]



[martedì 20 gennaio 04]

Quattro porte: una nera, una azzurra, una bianca e una rosa. V'invito a comporre una storia che le comprenda tutte e quattro, nell'ordine che preferite...

Invito accettato di getto:

"Improvvisamente mi trovo innanzi 3 porte.
Quella davanti a me è azzurra e ampia; alla mia destra ce n'è una rosa, più piccina; infine alla mia sinistra, speculare sia per quanto riguarda la posizione, sia per la grandezza, ce n'è una bianca.

La mia attenzione però viene immediatamente rapita dalla grande porta azzurra. E' veramente enorme; avvicinandomi mi accorgo che è tutto ricoperta da un intarsio di cristalli che riflettono la luce in modo quasi magico. E' spettacolare! Starei ore a guardare tale splendore, ma tanta è la voglia di aprirla ed attraversarne la soglia. Quando provo a spingere una delle grandi ante mi accorgo che è leggerissima e fredda, quasi non fosse di cristallo, ma di ghiaccio, anche se evidentemente ghiaccio non è. Al di là della porta c'è una stanza luminosissima, molto vasta, tutta ricoperta da specchi (che però non riflettono la mia immagine) tranne che per una parete sulla quale c'è un affresco che rappresenta un mare in tempesta e delle sirene che spuntano dalle acque mosse con grande calma e noncuranza.

Dopo un tempo indefinito sento un rumore fuori dalla stanza ed incuriosita torno al punto iniziale. Il rumore sembra porvenire da dietro la porta bianca. Entro di getto: la porta è bianca, completamente liscia e non molto grande: ci passo di misura. Dentro non c'è assolutamente nulla. E' tutto bianco e asettico. Tutto quel candore mi obbliga a chiudere gli occhi. Sto in attesa. Dopo qualche secondo di nuovo quel rumore... Sembra un violino su cui viene suonata un'unica brevissima nota. Non capisco e mi agito. Non si sente più nulla. Esco a tentoni dalla stanza.

La porta rosa è identica alla bianca, tranne che per il colore. Liscia e grande abbastanza per riuscirci ad entrare. E' come se fosse fatta per me, su misura. La oltrepasso e non capisco... E' un posto allo stesso tempo indecifrabile e tanto familiare... Alla fine mi accorgo che sono dentro il mondo, ma che allo stesso tempo se mi concentro il mondo riesco anche a vederlo laggiù in fondo, da lontano. Sono dentro e fuori allo stesso tempo. Intorno a me scorre una linfa profumata e tutto è in continuo mutamento. Vorrei restare qui dentro per sempre perché mi rendo conto che in questo luogo tutto cambia a seconda delle mie esigenze ed io sento di non essere mai esistita in modo tanto reale, ma sento una voce che mi chiama da fuori. Subito fingo di non sentire, ma qualcuno continua ad invocare il mio nome incessantemente ed alla fine cedo ed esco a vedere, ma naturalmente l'intenzione è quella di rientrare subito nella stanza dalla porta rosa.

Fuori non c'è nessuno, ma la voce continua a chiamarmi. Mi rendo conto che proviene dall'alto ed è solo a quel punto che noto una piccola botola nera sul soffitto. E' di un bel legno pregiato... Peccato per il colore... Urlo in risposta alla voce che mi reclama che ci sono, ma che non so come raggiungere l'apertura. A quel punto la botola si apre e scende una di quelle classiche scale da soffitta che si ripiegano su se stesse. Salgo agitata. Di sopra sembrerebbe esserci per l'appunto una normalissima soffitta, vuota e piena di polvere e ragnatele. La voce non mi chiama più. La mia attenzione ora è attratta da un lucernaio. Fuori il cielo è terso, volano le rondini. Tolgo il vetro e salgo sul tetto. E' una giornata bellissima e decido di restare lì seduta sul tetto a godermi prima le nuvole, poi il tramonto ed infine il luccicchio delle stelle."

Ora resta da vedere cosa rappresentano in realtà queste porte misteriose!


[Ardesia, 20/01/2004][p.link][]



[domenica 18 gennaio 04]

Ieri sera ho visto "L'ultimo samurai".
Per tutta la durata del film ho creduto che da un momento all'altro avrebbero fatto irruzione nella pellicola, per dare man forte ai protagonisti, la Uma Thurman di "Kill Bill", il "Daniel Day-Lewis de "L'ultimo dei mohicani", le Tartarughe Ninja al gran completo e il maestro potatore di bonsai di "Karate Kid".
Invece non è arrivato nessuno e la storia si è conclusa come evidentemente doveva.


[Ardesia, 18/01/2004][p.link][]



[venerdì 16 gennaio 04]

Me lo hanno appena passato in mail:

"Eccoli, i gloriosi vincitori per il 2003, con una breve descrizione delle loro epiche gesta: [Leggi tutto >>>]


[Ardesia, 16/01/2004][p.link][]



Molto suggestive le sigle iniziali, con la telecamera che si aggira fra i vicoli e le case del paesino di Renzo e Lucia nella prima puntata e la visione subacquea della seconda.
Splendide le musiche di Lena.
Tragica la totale assenza dell'Azzeccagarbugli.
Grandi momenti di recitazione da parte di tutti gli attori, tranne uno... che poi attore non è. Il guaio è che mi sto riferendo alla ragazza che ha interpretato Lucia che tra l'altro ha dovuto prendersi sulle spalle la responsabilità di essere il personaggio fulcro di tutta lo sceneggiato. Insomma, evviva l'improvvisazione e la naturalezza, ma l'interpretazione dell'esordiente "Lucia" stonava con tutto il resto. Sempre le medesime espressioni inebetite, continuamente sottolineate da inclementi primi piani.
Altra grave pecca: la totale mancanza di amalgama fra lo susseguirsi degli episodi della vicenda. Una storia di amori contrastati, fughe, inseguimenti, rapimenti, peste, atti di pietà e conversioni inaspettate, gesti feroci, malattie, impiccagioni, etc... non può scorrere sullo schermo senza causare un minimo di coinvolgimento negli spettatori.
Detto questo però bisogna anche riconoscere che di solito i film per la tv sono mille volte al di sotto del livello di questo nonostante tutto estremamente apprezzabile "Renzo e Lucia".



[Ardesia, 16/01/2004][p.link][]





[Ardesia, 16/01/2004][p.link][]



[mercoledì 14 gennaio 04]



Il risultato del secondo tentativo mi sembra non sfiorare nemmeno da lontano la tragigità del primo!
La carta stellata poi dona una certa dose di dignità al tutto, non vi pare?
Comunque io continuo le mie esercitazioni!


[Ardesia, 14/01/2004][p.link][]



[martedì 13 gennaio 04]

Ho letto che nella tradizione giapponese regalare un origami con le fattezze di gru a qualcuno nel giorno del suo compleanno significa augurargli altri 1000 anni di vita dato che la leggenda vuole che le gru possano vivere così a lungo.
Mi sembrava un'idea carina, così mi son messa a cercare un qualche sito su cui poter imparare a farle, ma dopo una decina di piegature mi perdo inesorabilmente per strada...
Aiutoooo!
Tutto quello che sono riuscita a creare fino ad ora più che una leggiadra e longeva gru ha le sembianze di un fagiano arruffato.
Dopo una decina di siti ed altrettanti tentativi ancora non ho capito dove sbaglio.
Uff!

Aggiornamento -> non riesco a farla nemmeno seguendo le indicazioni di questa simulazione: mi perdo all'undicesimo passaggio.

Ri-aggiornamento -> forse ci sono!

Ri-ri-aggiornamento -> è definitivo: non c'è speranza :(
Ho seguito alla lettera le istruzioni, ma il risultato è il seguente ammasso informe di carta stropicciata:

Che tristezza... sembra malata :(


[Ardesia, 13/01/2004][p.link][]



[lunedì 12 gennaio 04]

"Oggi voglio parlare del libro più solitario che io abbia mai letto: solitario nello splendido senso che non ho ancora mai conosciuto nessun altro che l'abbia letto. Col passare del tempo, questa mi sembra sempre di più una magnifica qualità. Ho imparato a ritenere molto preziosa - anzi, a desiderare con tutto il cuore - quella vecchia privacy che accompagnava costantemente le mie letture di un tempo, sia che stessi ancora scegliendo libri per bambini sia che esplorassi per le prime volte gli scaffali degli adulti. Per me, all'epoca, i libri non erano ancora circondati da recensioni, premi, consenso critico, valore generazionale o clamore pubblicitario. Non mi sentivo mai in colpa per essere stato l'ultimo a scoprire una certa cosa, né provavo mai un senso di snobistico compiacimento o di crescita intellettuale dopo aver letto una cosa difficile. Al contrario, ogni volta le parti in causa eravamo unicamente io e il libro, impegnati in una solitaria esplorazione..."

Jonathan Lethem

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[Ardesia, 12/01/2004][p.link][]



[domenica 11 gennaio 04]



[Ardesia, 11/01/2004][p.link][]





[Ardesia, 11/01/2004][p.link][]



Uno degli aspetti più intriganti e magici della narrazione è sicuramente il modo in cui è possibile imborgliare l'effimero, ovvero dilatare o restringere il tempo.
Romanzi di centinaia di pagine la cui storia si svolge nel breve arco di una giornata o addirittura meno. Istanti amplificati fino all'esasperazione che da soli valgono tutta la durata di una vita, brevi momenti che assumono una valenza eterna, pochi secondi in cui la ponderosa lente di ingrandimento temporale ed emozionale dell'autore sonda l'insondabile.
E le storie che raccontano il susseguirsi di generazioni e generazioni? Venti pagine prima seguivamo rapiti le vicende di un giovanotto schivo ed ora ci ritroviamo a leggere le avventure di un nipote che appare in tutto e per tutto simile a quel nonno che rimpiange di non aver mai conosciuto.
Il tempo è manipolatore; fa di noi quel che vuole, ma gli scrittori sembrano avere il potere di domarlo e di piegarlo al loro volere! Come non ammirarli per questo?


[Ardesia, 11/01/2004][p.link][]



[sabato 10 gennaio 04]

Per tirare avanti ogni tanto bisogna svagarsi con qualcosa di assolutamente inutile e insensato...
Ed allora ecco quello che vi propongo per questo primo week-end feriale di gennaio (un week-end feriale? Sì, proprio così! Embè?): scrivetemi (se non avete la mia mail potete farlo da qui) e condividete con me 3 segreti.
Io da parte mia prometto che risponderò ad ognuno svelandone 3 miei.
Ma attenzione, sto parlando di segreti con la S maiuscola, cose che, per timore di essere derisi, fraintesi, incompresi, non avete mai condiviso con nessuno.
Non importa se seri o faceti, l'importante è che siano segreti.
Ora, tanto lo so chi passa di qui a leggere; siete pochini e vi conosco tutti, quindi non fatemi incazzare e vedete di prendervi due minuti per scrivermi.
Naturalmente garantisco la massima discrezione e mi aspetto lo stesso da parte di chi si ritroverà in mail le mie torbide (!) rivelazioni.


[Ardesia, 10/01/2004][p.link][]



[venerdì 09 gennaio 04]



[Ardesia, 09/01/2004][p.link][]






[Ardesia, 09/01/2004][p.link][]



Disorientata nel labirinto emozionale in cui ho scientemente deciso di aggirarmi già da qualche tempo, oggi, per la prima volta, mi sono sentita veramente spaesata e inconcludente, così ho affidato il mio destino al responso delle oblique strategies e sulla carta che ho virtualmente pescato ho trovato la dicitura "trust in the you on now".
Ok, lo faccio, credo in me, olio gli ingranaggi del cervello, mi scrocchio ben bene le dita e continuo a seguire imperterrita il mio sentiero di mattoncini gialli.
Appena incontro lo Spaventapasseri, il Leone e l'Uomo di Latta li porto qui e ve li presento!


[Ardesia, 09/01/2004][p.link][]



[giovedì 08 gennaio 04]

Ovvero il romanzo d'esordio di Avoledo; un regalo di Natale tanto inaspettato quando gradito che mi ha tenuto compagnia durante i giorni più tragici dell'influenza (per la cronaca alle 00.20 circa del primo gennaio sono caduta in uno stato di catalessi totale che si è perpretato fino a mattina inoltrata... Sarà che i festeggiamenti programmati mi stordiscono... )
Comunque, il libro di Avoledo è stato una piacevole sorpresa, sia perché amo particolarmente le storie di difficile classificazione, quelle cioè che è praticamente impossibile etichettare con un genere preciso, sia perché vedere che c'è qualcuno che ha trovato la forza di liberare il proprio estro creativo personalmente mi scalda il cuore.
Non lo vedo come un romanzo "indimenticabile" - inizialmente sembra non decollare mai; viene messa tanta, forse troppa, carne al fuoco; il finale forse è un tantino sbrigativo - ma di certo il modo di scrivere di Avoledo è brillante, imperniato di un'ironia sottile e trascinante che oltre a far riflettere, rallegra lo spirito.
Tirando le somme, l'unica nota veramente stonata di questa lettura è stata la vaschetta raccoglitrice del fax situato nell'ufficio del protagonista. Mi spiego: ad un certo punto viene spiegato che i fax quando arrivano cadono a terra perché: "... la vaschetta raccoglitrice è andata persa nell'ultimo trasloco e Giulio non ha richiesto la sostituzione...", invece poi, dopo un centinaio di pagine, l'oggetto smarrito ricompare dal nulla: "... nella vaschetta c'è un foglio ritrasmesso dall'ufficio marketing..."
E' un dettaglio, una stupidaggine senza importanza e tutto quello che volete, ma queste sono le stonature che quando sono immersa in una lettura mi fanno tornare bruscamente alla realtà, trasmettendomi una fastidiosa sensazione di finzione, un po' come quando nei film ad un certo punto spunta dall'alto l'ombra di un microfono oppure si vede in uno specchio o in una vetrina il riflesso di un cameraman...
Lo ammetto, in queste cose son pignola; ritengo i dettagli molto importanti.
Oddio, è anche vero che, col senno di poi, tenendo presente la conclusione della vicenda, la "svista della vaschetta" potrebbe anche essere una cosa fatta apposta, ma nel momento in cui l'ho notata l'effetto è stato quello di un leggero stridore mentale.
Comunque che si fa? Si apre un'inchiesta? Vaschetta sì o vaschetta no? Incongruenza ricercata o capitata?
Chi lo sa...

Qui e qui trovate le schede IBS de "L'elenco telefonico di Atlantide".
Qui invece c'è quella relativa a "Mare di Bering", secondo libro di Avoledo, uscito recentemente.
Questo link invece porta alla pagina del sito di Sironi Editore relativa alla collana "Questo e altri mondi" curata da Giulio Mozzi, all'interno della quale sono stati pubblicati entrambi i romanzi citati sopra.
Infine, se andate qui potete leggere subito un bel racconto di Avoledo (segnalato da Giulio Mozzi a novembre sul suo blog -> "Pennies from Heaven è un racconto di Tullio Avoledo ambientato, per così dire, nello stesso universo di Mare di Bering. Protagonisti: il vicecommissario Ingravallo e l'ispettore Carlo Dalcielo, appena rientrato da Reykjavik.")


[Ardesia, 08/01/2004][p.link][]



[mercoledì 07 gennaio 04]

Testa leggermente troppo pesante da trasportare, arti molli e stanchi, letto, gola ardente e mente suadente, fazzoletti imbalsamati e appallottolati sul comodino, sulla pedana, in terra, ovunque. E a venti centimetri dal soffitto il sentore di un'inedia influenzata... solo poche linee di febbre, ovvero quanto basta per vegetare svogliatamente e trascorrere le leggere giornate festive passando continuamente da un dvd a un libro, da una canzone a un'emozione, da una caramella balsamica a un cucchiaino di miele, fino ad annegare impotente in una tazza di té.


[Ardesia, 07/01/2004][p.link][]





[Ardesia, 07/01/2004][p.link][]



[martedì 06 gennaio 04]



[Ardesia, 06/01/2004][p.link][]



[venerdì 02 gennaio 04]

E' con lo sguardo di un'altra che mi spio di sottecchi nel fulcro di questa scofinata spirale.
Sono giorni di luce azzurrognola, ritmati dagli sbuffi di un corpo in sobbuglio, sfiniti dallo strenuo ticchettio di moti interiori.

Alla faccia di chi pensa sia tutto fermo, finito, già provato e sperimentato.
Alla faccia di chi non vuole vivere il presente o vedere il domani.

Di cieli sopra la testa ne abbiamo infiniti, ma questo ormai era assodato.
Strepitosa è stata per me la scoperta di quelli che si aprono sotto i nostri piedi.


[Ardesia, 02/01/2004][p.link][]



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