[domenica 11 gennaio 2004]
IL TEMPO NELLA FINZIONE E LA FINZIONE DEL TEMPO
Uno degli aspetti più intriganti e magici della narrazione è sicuramente il modo in cui è possibile imborgliare l'effimero, ovvero dilatare o restringere il tempo.
Romanzi di centinaia di pagine la cui storia si svolge nel breve arco di una giornata o addirittura meno. Istanti amplificati fino all'esasperazione che da soli valgono tutta la durata di una vita, brevi momenti che assumono una valenza eterna, pochi secondi in cui la ponderosa lente di ingrandimento temporale ed emozionale dell'autore sonda l'insondabile.
E le storie che raccontano il susseguirsi di generazioni e generazioni? Venti pagine prima seguivamo rapiti le vicende di un giovanotto schivo ed ora ci ritroviamo a leggere le avventure di un nipote che appare in tutto e per tutto simile a quel nonno che rimpiange di non aver mai conosciuto.
Il tempo è manipolatore; fa di noi quel che vuole, ma gli scrittori sembrano avere il potere di domarlo e di piegarlo al loro volere! Come non ammirarli per questo?
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