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Archivio - giugno 2009

[14 giugno 09]

Mi trovo in un parcheggio a Leeds quando dico a mio marito che non voglio più stare con lui. David non è lì con me nel parcheggio. È a casa, a curare i bambini, e io l'ho chiamato soltanto per ricordargli che dovrebbe scrivere due righe per la maestra di Molly. L'altra cosa mi è come... sfuggita. Un errore. Ovvio. Evidentemente, e con mia grande sorpresa, sono il tipo di persona capace di dire al marito che non se la sente più di stare con lui, ma non pensavo davvero di essere capace di dire questa cosa da un cellulare, da un parcheggio. Adesso, è chiaro, la considerazione che avevo di me stessa andrà rivista.

Titolo originale: How to be Good (2001)
Traduzione di Stefano Viviani


[Trascritto da Ardesia | 14/06/2009 | p.link | segnala un errore | ]


[11 giugno 09]

Dagli Archivi di Hain. Trascrizione di Documento Ansible,
01-01101-934-2-Gethen: Allo Stabile di Ollul: Rapporto
di Genly Ai, Promo Mobile su Gethen/Inverno,
Ciclo Hainiano 93, Anno Ecumenico 1490/97.

Farò il mio rapporto come se narrassi una storia, perché mi è stato insegnato, sul mio mondo natale, quand'ero bambino, che la Verità è una questione d'immaginazione. Il più solido dei fatti può soccombere o prevalere, a seconda dello stile in cui è espeosto: come quel bizzarro gioiello organico dei nostri mari, che si fa più brillante quando una donna lo indossa e, indossato da un'altra, sbiadisce, si fa opaco e diventa polvere. I fatti non sono più solidi, coerenti e rotondi, e reali, di quanto non lo siano le perle. Entrambi, però, sono sensibili.

Titolo originale: The Left Hand of Darkness (1969)
(Edizioni TEA - traduzione di Ugo Malaguti)


[Trascritto da Ardesia | 11/06/2009 | p.link | segnala un errore | ]


[08 giugno 09]

Maria Isnaghi non aveva mai visto un morto in quarant'anni di vita.
Lo vide la sera del 12 novembre 1936, giovedì.
Non solo lo vide, lo toccò.
La toccò, anzi.
Per comprendere che la vedova Fioravanti era morta per davvero le sollevò un braccio che poi ricadde pesantemente sul letto e scivolò verso il pavimento. Il capo della defunta allora si reclinò, le labbra si dischiusero leggermente come se la Fioravanti volesse dire ancora qualcosa.
La Isnaghi non aveva bisogno di altro per lasciarsi invadere dal terrore. Appoggiò la scodella con la minestra che teneva in mano sul comodino e scappò, a passo di corsa.

(Edizioni Garzanti, 2006)


[Trascritto da Ardesia | 08/06/2009 | p.link | segnala un errore | ]


[04 giugno 09]

Alice Della Rocca odiava la scuola di sci. Odiava la sveglia alle sette e mezzo del mattino anche nelle vacanze di Natale e suo padre che a colazione la fissava e sotto il tavolo faceva ballare la gamba nervosamente, come a dire su, sbrigati. Odiava la calzamaglia di lana che la pungeva sulle cosce, le moffole che non le lasciavano muovere le dita, il casco che le schiacciava le guance e puntava con il ferro sulla mandibola e poi quegli scarponi, sempre troppo stretti, che la facevano camminare come un gorilla.
«Allora, lo bevi o no questo latte?» la incalzò di nuovo suo padre.
Alice ingurgitò tre dita di latte bollente, che le bruciò prima la lingua, poi l’esofago e lo stomaco.
«Bene. E oggi fai vedere chi sei» le disse.
E chi sono?, pensò lei.

(Edizioni Mondadori, 2008)


[Trascritto da Ardesia | 04/06/2009 | p.link | segnala un errore | ]







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