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Archivio - aprile 2008

[30 aprile 08]



Ecco fatto. Ho voluto ricopiare qui in questo mio giornalino il foglietto del calendario d'oggi, che segna l'entrata delle truppe italiane in Roma e che è anche il giorno che son nato io, come ci ho scritto sotto, perché gli amici che vengono in casa si ricordino di farmi il regalo.
Ecco intanto la nota dei regali avuti finora:

l.° Una bella pistola da tirare al bersaglio che mi ha dato il babbo;
2.° Un vestito a quadrettini che mi ha dato mia sorella Ada, ma di questo non me ne importa nulla, perché non è un balocco;
3.° Una stupenda canna da pescare con la lenza e tutto l'occorrente e che si smonta e diventa un bastone che mi ha dato mia sorella Virginia, e questo è il regalo che mi ci voleva, perché io vado matto per la pesca;
4.° Un astuccio con tutto l'occorrente per scrivere, e con un magnifico lapis rosso e blù, regalatomi da mia sorella Luisa;
5.° Questo giornalino che mi ha regalato la mamma e che è il migliore di tutti.

(Pubblicato tra il 1907 e il 1908 a puntate sul Giornalino della domenica
e successivamente in volume nel 1920 dall'editore Bemporad)
(Edizioni Bemporad Marzocco)


[Trascritto da Ardesia | 30/04/2008 | p.link | segnala un errore | ]


[27 aprile 08]

   A Windsor quella sera c'era il banchetto ufficiale, e mentre il presidente francese si affiancava a Sua Maestà la famiglia reale si schierò alle loro spalle, e la processione si avviò lentamente verso la sala Waterloo.
   «Adesso che possiamo parlarle a quattrocchi,» disse la regina sorridendo a destra e a sinistra mentre avanzavano fra gli ospiti sfolgoranti «vorremmo tanto chiederle la sua opinione sullo scrittore Jean Genet».
   «Ah» disse il presidente. «Oui».
   La Marsigliese e l'inno nazionale li costrinsero a interrompersi, ma una volta seduti Sua Maestà riprese da dove era rimasta.
   «Omosessuale e avanzo di galera... ma era davvero come l'hanno dipinto? E il suo talento» e sollevò il cucchiaio da consommé «era davvero così straordinario?».
   Non essendo stato ragguagliato sul glabro drammaturgo e romanziere, il presidente si guardò attorno stravolto in cerca del ministro della Cultura. Ma costei era immersa in conversari con l'arcivescovo di Canterbury.
   «Jean Genet,» ripeté premurosa la regina «vous le connaissez?».
   «Bien sûr» disse il presidente.
   «Il nous intéresse» ribadì Sua Maestà.
   «Vraiment?».
   Il presidente posò il cucchiaio. Lo attendeva una lunga serata.

Titolo originale: The Uncommon Reader (2007)
(Edizioni Adelphi - traduzione di Monica Pavani)


[Trascritto da Ardesia | 27/04/2008 | p.link | segnala un errore | ]


[24 aprile 08]

   Glielo dissi il giorno stesso. Non potevo stare una notte con il segreto. Non trascorrerà intero il giorno sulla rottura della tua alleanza. Eravamo fidanzati. Nella nostra legge è come essere sposati, anche se non ancora nella stessa casa. Ed ecco che ero incinta.
   La voce del messaggero era arrivata insieme a un colpo d'aria. Mi ero alzata per chiudere le imposte e appena in piedi sono stata coperta da un vento, da una polvere celeste, da chiudere gli occhi. Il vento di marzo in Galilea viene da nord, dai monti del Libano e dal Golan. Porta bel tempo, fa sbattere le porte e gonfia la stuoia degli ingressi, che sembra incinta. In braccio a quel vento la voce e la figura di un uomo stavano davanti a me.
   Nellla nostra storia sacra gli angeli hanno un normale corpo umano, non li distingui. Si sa che sono loro quando se ne vanno. Lasciano un dono e pure una mancanza. Neanche Abramo li ha riconosciuti alle qurce di Mamre, li ha presi per viandanti. Lasciano parole che sono semi, trasformano un corpo di donna, in zolla di terra.

(2006)
(Edizioni Feltrinelli)


[Trascritto da Ardesia | 24/04/2008 | p.link | segnala un errore | ]


[19 aprile 08]


Racconto di un naufrago
che andò per dieci giorni
alla deriva in una zattera
senza né mangiare né bere,
che fu proclamato eroe della patria,
baciato dalle reginette di bellezza
e reso ricco dalla pubblicità,
e poi aborrito dal governo
e dimenticato per sempre


I
Come erano i miei compagni morti in mare

Il 22 febbraio ci fu comunicato che saremmo ritornati in Colombia. Avevamo trascorso otto mesi a Mobile, Alabama, Stati Uniti, dove l'A.R.C. "Caldas" era stato sottoposto a riparazioni elettroniche e alle attrezzature. Mentre riparavano la nave, noi membri dell'equipaggio frequentavamo un corso di specializzazione. Nei giorni di franchigia facevamo quel che fanno tutti i marinai a terra: andavamo al cinema con la ragazza e poi ci riunivamo da "Joe Palooka", una bettola del porto, dove bevevamo whisky e di tanto in tanto facevamo cagnara.

Titolo originale: Relato de un náufrago (1970)
(Edizioni Mondadori - traduzione di Cesare Acutis)


[Trascritto da Ardesia | 19/04/2008 | p.link | segnala un errore | ]


[17 aprile 08]

Sulla spiaggia di Sidone un toro tentava di imitare un gorgheggio amoroso. Era Zeus. Fu scosso da un brivido, come quando i tafani lo pungevano. Ma questa volta un brivido dolce. Eros gli stava mettendo sulla groppa la fanciulla Europa. Poi la bestia bianca si gettò in acqua, e il suo corpo imponente ne emergeva abbastanza perché la fanciulla non si bagnasse. Lo videro in molti. Tritone, con la sua conchiglia sonora, rispose al mugghio nuziale. Europa, tremante, si teneva aggrappata a uno dei lunghi corni del toro.

(1988)
Adelphi


[Trascritto da Ardesia | 17/04/2008 | p.link | segnala un errore | ]


[12 aprile 08]

Ad Antoine era sempre sembrato di avere l'età dei cani. Quando aveva sette anni, si sentiva logorato come un uomo di quarantanove; a undici, aveva il disincanto di un vecchio di settantasette. Ora, a venticinque anni, sperando in una vita un po' più dolce, Antoine decise di coprire il proprio cervello con il sudario della stupidità. Troppo spesso aveva osservato che l'intelligenza è parola che designa sciocchezze ben costruite e graziosamente enunciate, ed è talmente traviata che sovente è più vantaggioso essere stupidi che intellettuali doc. L'intelligenza rende infelici, solitari, poveri, mentre mascherarla permette un'immortalità da rotocalco e l'ammirazione di quelli che credono in ciò che leggono.

Titolo originale: Comment je suis devenu stupide (2001)
(Edizioni Garzanti - traduzione di Roberto Rossi)


[Trascritto da Ardesia | 12/04/2008 | p.link | segnala un errore | ]


[07 aprile 08]

Gli sembrava di essersi svegliato dentro i paesaggi grigi di una delle canzoni di Jaques Brel, quella che descriveva il Belgio come meglio non si potrebbe: "Le plat pays qui est le mien, avec un ciel si gris qu'un canard s'est perdu..., avec un ciel si bas qu'un canal s'est pendu...". Cielo grigio e basso come a novembre, e di sicuro il sole quel giorno non si sarebbe visto, come non si era visto neanche il giorno precedente, d'altronde.

(2007)
(Edizioni Giraldi)


[Trascritto da Ardesia | 07/04/2008 | p.link | segnala un errore | ]


[05 aprile 08]

Il numero uno dell'Avenue de Marigny a Parigi è una casa grande e quadrata di aspetto scuro e venerando. L'edificio sorge all'incrocio dell'Avenue de Marigny con l'Avenue Gabriel, a un breve isolato di distanza dagli Champs-Elysées e di fronte al palazzo dell'Eliseo, residenza del Presidente della Repubblica Francese. Il numero uno confina con una corte dal tetto a vetri; sull'altro lato di questa sorge un edificio alto e stretto, un tempo destinato alle scuderie e agli alloggi dei cocchieri. Al pianterreno ci sono sempre le scuderie, abbellite da mangiatoie e abbeveratoi di marmo scolpito, mentre sopra di esse si alzano tre ameni piani, una piccola ma bella casa nel cuore di Parigi. Al secondo piano grandi porte a vetri si aprono sulla parte scoperta del cortile che unisce i due stabili.

Titolo originale: The Short Reign of Pippin IV (1957)
(Edizioni Rizzoli - traduzione di Giulio De Angelis)


[Trascritto da Ardesia | 05/04/2008 | p.link | segnala un errore | ]


[02 aprile 08]

Quando suonò il telefono, Gill era fuori a rastrellare le foglie in mucchi ramati, mentre suo marito le spalava in un falò. Era una domenica pomeriggio di fine autunno. Gill corse in cucina non appena udì gli squilli, e immediatamente si sentì avviluppare dal calore dell'interno, non essendosi resa conto, fino a quel momento, di come l'aria s'era fatta gelida. Con ogni probabilità, nella notte ci sarebbe stata una gelata.
Dopo tornò sul vialetto verso il piccolo falò, da cui si levavano volute di fumo grigio-azzurre, in un ciclo che stava già cominciando a scurire.
Stephen si girò sentendola arrivare. Nei suoi occhi lesse cattive notizie e il pensiero andò subito alle figlie: ai paventati pericoli del centro di Londra, alle bombe, ai tragitti in metro e in autobus che da comune routine si erano trasformati in scommesse con la vita e con la morte.
"Che succede?"

Titolo originale: The Rain Before It Falls (2007)
(Edizioni Feltrinelli - traduzione di Delfina Vezzoli)


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