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Archivio - settembre 2007

[24 settembre 07]

Le era stata subito antipatica.
Si parlava casualmente di animali domestici in sala professori - luce velenosa al neon, arredi deprimenti, foto incorniciata di Gronchi scaccolata da generazioni di mosche e ignorata da generazioni di bidelli (il mansionario dei bidelli non contempla la rimozione dei ritratti di presidenti scaduti e/o defunti, il manisonario dei bidelli è scarsamente contemplativo) - e la De Lenchantin, Bianca De Lenchantin, subuto a dire che non le piacevano i cani.
"Perché non ti piacciono?"
"Perché... sporcano."
"Sporchiamo anche noi. Trecento grammi al giorno, stitici esclusi."
La Dielle non aveva replicato. Raccattata la sua borsa grandi firme, era scivolata via in dignitosa compostezza. Ma era proprio quella compostezza, quell'eleganza di abiti accessori portamento e gesti (facile se si è al di sopra dei centosettanta centimetri e al di sotto dei cinquantacinque chili) a starle sull'anima e a farla deragliare. Oltre, si capisce, all'eufemistico e improprio uso del verbo sporcare riferito ai cani, preceduto per di più da pudibondi puntini mentali di sospensione, e all'impercettibile (impercettibile a tutti, ma non al suo olfatto quasi canino) sentore di lavandino ingorgato che la spruzzata di Jicky non riusciva a nascondere del tutto.

(2002)
(Edizioni Mondadori)


[Trascritto da Ardesia | 24/09/2007 | p.link | segnala un errore | ]


[17 settembre 07]

Nessuno pensa mai che potrebbe ritrovarsi con una morta tra le braccia e non rivedere mai più il viso di cui ricorda il nome. Nessuno pensa mai che qualcuno possa morire nel momento più inopportuno anche se questo capita di continuo, e crediamo che nessuno se non chi sia previsto dovrà morire accanto a noi. Molte volte si nascondono i fatti o le circostanze: i vivi e quello che muore - se ha il tempo di accorgersene - spesso provano vergogna per la forma della morte possibile e per le sue apparenze, e anche per la causa. Una indigestione di frutti di mare, una sigaretta accesa quando si sta per prendere sonno che dà fuoco alle lenzuola, o anche peggio, alla lana di una coperta; uno scivolone nella doccia - la nuca - e la porta del bagno chiusa a chiave, un fulmine divide l'albero in un grande viale e quell'albero cadendo schiaccia o stacca la testa di un passante, forse uno straniero; morire con indosso soltanto i pedalini, o dal barbiere con un grande bavaglino, al postribolo o dal dentista; o mangiando il pesce e trafitto da una spina, morire strozzandosi come il bambino la cui madre non è lì a infilargli un dito in gola per salvarlo; morire rasati a metà, con una guancia coperta di schiuma e la barba diseguale fino alla fine dei tempi se nessuno rimedia e per pietà estetica non conclude il lavoro; per non citare i momenti più ignobili dell'esistenza, i pià nascosti, di cui non si parla mai se non durante l'adolescenza, perché al di fuori di questa non c'è il pretesto, anche se c'è poi chi li sbandiera per apparire arguto senza ruscirci mai. Ma quella è una morte orrenda, si dice di certe morti; ma quella è una morte ridicola, si dice anche, sghignazzando.

Titolo originale: Mañana en la batalla piensa en mí (1994)
(Edizioni Einaudi - traduzione di Glauco Felici)


[Trascritto da Ardesia | 17/09/2007 | p.link | segnala un errore | ]


[10 settembre 07]

I singolari avvenimenti che dànno materia a questa cronaca si sono verificati nel 194… a Orano; per opinione generale, non vi erano al loro posto, uscendo un po’ dall’ordinario: a prima vista, infatti, Orano è una città delle solite, null’altro che una prefettura francese della costa algerina.
La città in se stessa, bisogna riconoscerlo, è brutta. Di aspetto tranquillo, occorre qualche tempo per accorgersi di quello che la fa diversa da tante altre città mercantili, sotto tutte le latitudini. Come immaginare, a esempio, una città senza piccioni, senza alberi e senza giardini, dove non si trovano né battiti d'ali né fruscii di foglie, un luogo neutro, insomma? Il mutamento delle stagioni non vi si legge che nel cielo.

Titolo originale: La Peste (1947)
(Edizioni Bompiani - traduzione di Beniamino Dal Fabbro)


[Trascritto da Ardesia | 10/09/2007 | p.link | segnala un errore | ]


[03 settembre 07]

Mio padre mi camminava accanto per darmi coraggio e con la mano sfiorava lieve i pizzi che ornavano le spalle del mio corpetto. La luce abbagliante, quasi allo zenit, infuocava già le pietre che pavimentavano la piazza. Sopra Tor di Nona, l'ombra immobile del nodo scorsoio dell'Inquisizione, il tribunale papale, si proiettava in modo sinistro sul muro e il suo profilo pareva l'immagine di una lacrima.
"Un disagio di breve durata, Artemisia", disse mio padre, guardando dritto davanti a sé, "Non più di una piccola strizzatina".
Stava parlando della sibilla.

Titolo originale: The Passion of Artemisia (2002)
(Edizioni Neri Pozza - traduzione di Francesca Diano)


[Trascritto da Ardesia | 03/09/2007 | p.link | segnala un errore | ]







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