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Archivio - giugno 2007

[24 giugno 07]

Richard Mayhew non si stava divertendo molto quella notte, l'ultima prima di andare a Londra.
Aveva iniziato la serata in modo piacevole: si era divertito a leggere i messaggi di saluto e a ricevere l'abbraccio di numerose signorine di sua conoscenza non del tutto prive di attrattiva; si era divertito ad ascoltare gli avvertimenti relativi ai rischi e ai pericoli di Londra e per il dono dell'ombrello bianco con la piantina della metropolitana londinese che i ragazzi gli avevano acquistato tutti insieme; aveva apprezzato i primi boccali di birra; poi, però, a ogni ulteriore boccale si era reso conto di divertirsi sempre meno, e da quel momento se ne stava seduto a tremare sul marciapiedi davanti al pub, valutando gli opposti pro e contro del dare di stomaco o meno, senza divertirsi affatto.
Alli'interno del pub, gli amici continuavano a festeggiare la prossima partenza di Richard con un entusiasmo che, a suo modo di vedere, cominciava ad apparire quasi sinistro.

Titolo originale: Neverwhere (1996)
(Edizioni Fanucci - traduzione di Elisa Villa)


[Trascritto da Ardesia | 24/06/2007 | p.link | segnala un errore | ]


[18 giugno 07]

Il verbo leggere non sopporta l'imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo "amare"... il verbo "sognare"...
Naturalmente si può sempre provare. Dai, forza: "Amami!" "Sogna!" "Leggi!" "Leggi! Ma insomma, leggi, diamine, ti ordino di leggere!"
"Sali in camera tua e leggi!"
Risultato?
Niente.

Titolo originale: Comme un roman (1992)
(Edizioni Feltrinelli - traduzione di Yasmina Melaouah)


[Trascritto da Ardesia | 18/06/2007 | p.link | segnala un errore | ]


[11 giugno 07]

Il forestiero arrivò un martedì, venendo a piedi da quella strada del Canal che era ed è tuttora la principale via di comunicazione tra la valle di Zoldo e il resto del mondo. Era il 18 aprile del 1775. Le campane della Pieve avevano da poco battuto i rintocchi dell'Angelus e gli aromi provenienti dalla cucina incominciavano a filtrare sotto l'uscio dello studiolo del pievano, don Giacomo Fulcis; quando un'improvvisa scampanellata alla porta di strada interruppe il corso dei pensieri del prete, e causò scompiglio in tutta la casa. Il cane Fun, richiamato alle sue funzioni di guardiano, manifestò la sua presenza nel cortile sbatacchiando la catena di qua e di là e abbaiando con tutto il fiato che aveva in corpo, fino quasi a strozzarsi. Al piano di sotto, dov'era la cucina, ci fu il rumore di una porta sbattuta; si sentirono un passo frettoloso su per le scale, una voce maschile dalla strada e la voce di Pellegrina che diceva: "Entrate!" "Qualche malato che sta morendo", borbottò l'arciprete: passandosi le dita tra i capelli candidi come per ravvivarli, in un gesto che gli era abituale. "Vuoi scommettere? Se non muoiono in una notte tempestosa, muoiono tutti all'ora di pranzo o all'ora di cena".

(1992)
(Edizioni Einaudi)


[Trascritto da Ardesia | 11/06/2007 | p.link | segnala un errore | ]


[02 giugno 07]

Una sera d'estate, dice l'attore, sarebbe al centro della storia.

Non un soffio di vento. E già, spalancata davanti alla città, con vetrate e finestroni aperti, fra il cupo rosseggiare del tramonto e la penombra del parco, la hall dell'hotel de Roches."

All'interno, donne con bambini; parlano della sera d'estate, è così raro, tre o quattro volte in tutta la stagione, forse, e neanche ogni anno, bisogna approfittarne prima di morire, chissà se Dio ce ne regalerà ancora di così belle.

Fuori, sulla terrazza dell'hotel, gli uomini. Si colgono le parole altrettanto distintamente di quelle delle donne nella hall. Anche loro parlano di estati passate sulle spiagge del Nord. Ovunque, le voci che dicono l'eccezionale bellezza della sera d'estate sono ugualmente leggere e vuote.

Titolo originale: Les yeux blues cheveux noirs (1986)
(Edizioni Feltrinelli - traduzione di Laura Guarino)


[Trascritto da Ardesia | 02/06/2007 | p.link | segnala un errore | ]







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