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Archivio - febbraio 2007

[28 febbraio 07]

"Innanzitutto, quando si è un randagio, non si fanno tante storie!"
   È la Spepa che squittisce. Ha una voce terribilmente acuta. Le parole rimbalzano contro i muri, il soffitto e il pavimento della cucina. Si mescolano al tintinnio delle stoviglie. Troppo rumore. Il Cane non ci capisce un'acca. Si limita ad appiattire le orecchie aspettando che passi. E poi ne ha sentite di peggiori. Che gli si dia del randagio non lo tocca poi tanto. Sì, è stato un randagio, e allora? Non se n'è mai vergognato. Le cose stanno così. Ma santo cielo, com'è acuta la voce della Spepa. E quanto parla! Se non avesse bisogno delle quattro zampe per reggersi dignitosamente in piedi, Il Cane si tapperebbe le orecchie con le zampe davanti. Ma si è sempre rifiutato di scimmiottare gli uomini.

Titolo originale: CABOT-CABOCHE (1982)
(Edizioni Salani - traduzione di Cristina Palomba)


[Trascritto da Ardesia | 28/02/2007 | p.link | segnala un errore | ]


[26 febbraio 07]

   In Africa, alcune tribù della foresta equatoriale ritengono che quando un malato guarisce deve cambiare nome, e prenderne uno nuovo. La persona malata è morta, e quella che è riemersa è un'altra. Ciò perché al nome resta attaccata l’identità di prima, con tutto quel che ne consegue: sfortuna, destino e così via. La guida di Molanda le aveva assicurato che i bianchi non credono a certe superstizioni. E così, da quando era tornata in Europa, dopo tanti smarrimenti - risanata, o soltanto liberata - lei aveva ritrovato il nome che era sempre stato il suo: Annemarie.

(Edizioni Rizzoli, 2000)


[Trascritto da Ardesia | 26/02/2007 | p.link | segnala un errore | ]


[23 febbraio 07]

Per quarantadue anni Lewis e Benjamin Jones dormirono l'uno accanto all'altro nel letto dei genitori, nella loro fattoria chiamata «La Visione».
   Il letto, a colonne di quercia, era venuto dalla casa della madre a Bryn-Draenog, quando si era sposata nel 1899. Le tende di cretonne sbiadito, con un motivo di rose e speronelle, non lasciava passare le zanzare d'estate e gli spifferi d'inverno. Ruvidi calcagni avevano bucato le lenzuola di lino, e la trapunta a pezze multicolori era lisa in più parti. Sotto il materasso di piume d'oca ce n'era un secondo, di crine, e questo di era infossato in due conche lasciando una gobba fra i dormienti.
   La stanza era sempre buia e odorava di lavanda e naftalina.
   L'odore di naftalina veniva da una piramide di cappelliere accatastate vicino al portacatino. Sul comodino c'era un cuscinetto in cui erano ancora appuntati gli spilloni da cappello di Mrs Jones; e alla parete di fronte era appesa un'incisione della Luce del mondo di Holman Hunt, montata in una cornice di legno ebanizzato.

Titolo originale: On the Black Hill (1982)
(Edizioni Adelphi - traduzione di Clara Morena)


[Trascritto da Ardesia | 23/02/2007 | p.link | segnala un errore | ]


[21 febbraio 07]

M? M ERA UN PITTORE. Di lui parla questo libro. Il suo nome era Michelangelo Merisi. Nella sua prima biografia edita, opera di un contemporaneo che l'aveva conosciuto, però è chiamato Amerigi. Quando aveva un anno, inoltre, suo padre fu registrato come Merici, e poi, quando aveva cinque anni, come Morisi. In documenti della corte romana il pittore è chiamato Merisio, e in un altro documento, risalente a un anno prima della sua morte, Morigi. Ulteriori capricci della lingua scritta mutarono il suo nome in Morisius, Amarigi, Marigi, Marisi, Nagiri, Moriggia, Marresi e Amerighi. Quanto a lui, si firmava Marisi.

Titolo originale: M (1998)
(Edizioni Mondadori - traduzione di Doriana Comerlati e Massimo Parizzi)


[Trascritto da Ardesia | 21/02/2007 | p.link | segnala un errore | ]


[19 febbraio 07]

Galileo Galilei, docente di matematiche a Padova, cerca le prove del nuovo sistema cosmico di Copernico.

Nell'anno milleseicentonove
splendé chiara la luce della scienza
da una piccola casa di Padova.
Galileo Galilei accertò coi suoi calcoli
che il sole sta fermo e la terra si muove.


Stanza di lavoro, miseramente arredata, di Galileo a Padova.

È il mattino. Un ragazzetto, Andrea, figlio della governante, entra recando un bicchiere di latte e un panino.

GALILEO (si lava a torso nudo, sbuffando allegramente)
   Posa il latte sul tavolo, ma non chiudermi i libri.
ANDREA   La mamma ha detto che c'è da pagare il lattaio.
   Sennò quello, tra poco, girerà al largo della nostra casa, signor Galileo.
GALILEO   Di' meglio: descriverà un cerchio intorno a noi.
ANDREA   Come volete. Se non paghiamo, descriverà un cerchio intorno a noi, signor Galileo.
GALILEO    E invece il signor Cambione, l'usciere giudiziario, viene qui dritto: dunque, che linea sceglie fra due punti?
ANDREA (Con un ghignetto)   La più corta.

Titolo originale: Leben des Galilei (1938/39)
(Edizioni Einaudi - traduzione di Emilio Castellani)


[Trascritto da Ardesia | 19/02/2007 | p.link | segnala un errore | ]


[16 febbraio 07]

Ti consideri stressata?
   No. Non sono stressata.
   Sono... molto impegnata. Ma il mondo è pieno di gente impegnata. È la vita. Ho un lavoro di grande responsabilità, e per me la carriera è importante.
   E va bene. A volte mi sento un po' tesa. Sotto pressione. Ma... cavolo, faccio l'avvocato nella City. Cosa vi aspettate?


   Mentre scrivo, premo così forte sulla pagina da bucare il foglio. Accidenti. Non importa. Passiamo alla prossima domanda.

Mediamente quante ore al giorno passi in ufficio?
   14
   12
   8
   Dipende.


Fai attività fisica regolare?
   Nuoto abitualmente
   Nuoto di tanto in tanto
   Ho intenzione di iniziare un programma regolare di nuoto. Quando avrò tempo. Ultimamente ho avuto parecchio da fare in ufficio, è un momentaccio.


Titolo originale: The Undomestic Goddess (2005)
(Edizioni Mondadori - traduzione di Annamaria Raffo)



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[14 febbraio 07]

In mezzo alle montagne c'è il lago d'Orta. In mezzo al lago d'Orta, ma non proprio a metà, c'è l'isola di San Giulio. Sull'isola di San Giulio c'è la villa del Barone Lamberto, un signore molto vecchio (ha novantatre anni), assai ricco (possiede ventiquattro barche in Italia, Svizzera, Hong Kong, Singapore, eccetera), sempre malato. Le sue malattie sono ventiquattro. Solo il maggiordomo Anselmo se le ricorda tutte. Le tiene elencate in ordine alfabetico in un piccolo taccuino: asma, arteriosclerosi, artrite, artrosi, bronchite cronica, e così avanti fino alla zeta di zoppía. Accanto a ogni malattia Anselmo ha annotato le medicine da prendere, a che ora del giorno e della notte, i cibi permessi e quelli vietati, le raccomandazioni dei dottori: «Stare attenti al sale, che fa aumentare la pressione», «Limitare lo zucchero, che non va d’accordo con il diabete», «Evitare le emozioni, le scale, le correnti d’aria, la pioggia, il sole e la luna».

(1978)


[Trascritto da Ardesia | 14/02/2007 | p.link | segnala un errore | ]


[12 febbraio 07]

Il treno fischiò, lasciando la stazione. Dal finestrino di una carrozza un bambino guardava l'uomo e la donna che lo stavano salutando dalla banchina. L'uomo agitava timidamente una mano, imprimendole movimenti minimi. La donna sventolava entrambe le mani, oltre a un enorme fazzoletto rosso. L'uomo era suo padre, la donna era Gabriela, cioè Gabi. L'uomo indossava l'uniforme della polizia, perché era un poliziotto. La donna aveva un abito nero, perché il nero snellisce. Anche le righe verticali snelliscono. Ma niente snellisce, diceva Gabi ridendo, come mettersi vicino a qualcuno più grasso di te; solo che io non l'ho ancora trovato.
   Il bambino sul treno, che li stava lasciando e li guardava come in una fotografia che non avrebbe mai più rivisto... be', quel bambino ero io. Staranno da soli per due giorni, pensai. È finita.

Titolo originale: The Zig-zag Kid, (1994) יש ילדים זיג זג
(Edizioni Mondadori - traduzione di Sarah Kaminski ed Elena Loewenthal)


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[09 febbraio 07]

   Quando si parlò e si discusse per la prima volta del monumento, Mariangela Eca non ne ebbe nemmeno sentore. I suoi due ragazzi erano morti da più di quattro anni, ma per lei era come se quel tempo non fosse passato.
   Per tutti gli altri, a Cuadu, compresi coloro che avevano perduto un figlio, un nipote o il marito, la fine della guerra era già lontana: tanti e così profondi erano stati i mutamenti che anche in quella piccola città la guerra e il dopoguerra avevano portato. Mariangela no. Lei non si era accorta e non si accorgeva di ciò che avveniva nel mondo circostante, anzi le pareva che tutto fosse rimasto come quando i suoi figli si facevano uomini, pascolando i loro branchi di capre nel bosco di Baddimanna e lavorando il formaggio e la ricotta nel vecchio ovile.
   Cuadu, il mondo intero, fin dove lei poteva arrivare a immaginarselo, era sempre come quando loro due l'avevano lasciata a piangerli: e con lei il padre, ormai vecchio e inabile, e la moglie di Saverio, il maggiore.

(1961)


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[07 febbraio 07]

   Un telefono che suona. È nero, di vecchio tipo, e questo ci fa subito capire che siamo negli anni Sessanta. Accanto al telefono c'è un teschio di plastica della Revell. Se, fosse buio, risplenderebbe. «Glows in the dark», c'era scritto sulla scatola.
   DRIIIN... DRIIIN...
   Con un accappatoio buttato addosso in fretta, un uomo risponde al telefono. Può avere trent'anni e gocciola tutto. È magro, ha la faccia affilata con un'espressione perennemente impassibile tendente al menefreghista, e ha in bocca una sigaretta fradicia.
   «Pronto?» dice.
   «Ciao, Francesco, ti disturbo?»
   «No, figurati. Tanto prima o poi dovevo pur uscire dalla doccia».
   TOC TOC
   Francesco si volta per il bussare cupo che viene dalle sue spalle. Dice al telefono:
   «Scusa solo un momento...»
   Appoggia la cornetta sul tavolo. Prende una pistola a sinistra del teschio, che a sua volta è a sinistra dell'apparecchio. La pistola è una Bodeo «Modello 1889». Pesa 910 grammi, è lunga 23 centimetri e ha il calibro di mm 10,35.

(Edizioni Rizzoli, 1991)


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[05 febbraio 07]

Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai uscito di mente.
   "Quando ti vien voglia di criticare qualcuno" mi disse "ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu."
   Non disse altro, ma eravamo sempre stati insolitamente comunicativi nonostante il nostro riserbo, e capii che voleva dire molto più di questo. Perciò ho la tendenza a evitare ogni giudizio, una abitudine che oltre a rivelarmi molti caratteri strani mi ha anche reso vittima di non pochi scocciatori inveterati.

Titolo originale: The Great Gatsby (1925)
(Edizioni Mondadori - traduzione di Fernanda Pivano)


[Trascritto da Ardesia | 05/02/2007 | p.link | segnala un errore | ]


[02 febbraio 07]

L'AFRICA stava accucciata sull'orizzonte, quasi un leone pronto all'agguato, color fulvo e oro nel primo sole, gelata dal freddo della Corrente del Benguela.
   Robyn Ballantyne stava in piedi accanto al parapetto della nave e la guardava. Era lì da un'ora prima dell'alba, molto prima che si cominciasse a vedere la terra. Sapeva che era là, ne sentiva nel buio la vasta presenza enigmatica, ne avvertiva il respiro, caldo e secco di aromi, sopra le fredde esalazioni vischiose della corrente su cui correva la grande nave.

Titolo originale: A Falcon Flies (1980)
(Edizioni TEA - traduzione di Mario Biondi)


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