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Archivio - marzo 2004

[30 marzo 04]

Coraline scoprì quella porta poco dopo aver traslocato con la famiglia.
La casa era molto vecchia, con una soffitta,una cantina e un giardino pieno di erbacce e di grossi e vecchi alberi.
Date le sue notevoli dimensioni, però, non era occupata esclusivamente dalla famiglia di Coraline. I suoi ne possedevano solo una parte.
Nel resto dell'edificio abitavano altre persone.

(Edizioni Mondadori - traduzione di Maurizio Bertocci)


[Trascritto da Ardesia | 30/03/2004 | p.link | segnala un errore | ]


[29 marzo 04]

Come ogni sabato, Max aveva fatto un giro al mercato delle pulci di Porte de Clignancourt, raggiungendolo a piedi dal lato nord della collina di Montmartre. Da principio si era limitato a curiosare sul banco del venditore presso il quale Lea aveva cambiato le Nike macchiate che Perette le aveva regalato la settimana prima. Poi entrò nel capannone dov'erano esposti articoli coloniali di provenienza militare, e stava frugando in un gran mucchio di oggetti eterogenei quando scorse, in fondo al locale, due tizi piuttosto ben messie molto agitati. Ebbe l'impressione che stessero litigando, ma non era affar suo. Soltanto dopo si accorse del pappagallo: i due stavano tentando di catturarlo.
Allora sì, che diventava affar suo.

(Edizioni Tea - traduzione di Lidia Perria)


[Trascritto da Ardesia | 29/03/2004 | p.link | segnala un errore | ]


[27 marzo 04]

La lettera arrivò con la distribuzione del pomeriggio. Il postino posò prima sul banco, come al solito, il fascio versicolore delle stampe pubblicitarie; poi con precauzione, quasi ci fosse il pericolo di vederla esplodere, la lettera: busta gialla, indirizzo a stampa su un rettangolino bianco incollato alla busta.
"Questa lettera non mi piace" disse il postino.
Il farmacista levò gli occhi dal giornale si tolse gli occhiali; domandò "Che c'è?" seccato e incuriosito.
"Dico che questa lettera non mi piace". Sul marmo del banco la spinse con l'indice, lentamente, verso il farmacista.
Senza toccarla il farmacista si chinò a guardarla; poi si sollevò, si rimise gli occhiali, tornò a guardarla.
"Perché non ti piace?".
"E' stata impostata qui, stanotte o stamattina presto; e l'indirizzo è ritagliato da un foglio intestato della farmacia".
"Già" constatò il farmacista: e fissò il postino, imbarazzato e inquieto, come aspettando una spiegazione o una decisione.
"E' una lettera anonima" disse il postino.


[Trascritto da Ardesia | 27/03/2004 | p.link | segnala un errore | ]


[24 marzo 04]

Sono un uomo piuttosto anziano. La natura della mia professione, negli ultimi trent'anni, mi ha portato ad aver contatti fuor del comune con ciò che direbbesi un interessante ed alquanto singolare genere di individui, dei quali fino ad ora, ch'io sappia, nulla è stato scritto: mi riferisco ai copisti legali, ovvero scrivani. In gran numero ne ho conosciuti, sia per pratica di lavoro che a titolo personale, e, quando volessi, potrei narrare svariate storie, che forse farebbero sorridere le persone benevole, e forse farebbero piangere le anime sentimentali. Ma rinunzio alla biografia d'ogni altro scrivano per pochi momenti della vita di Bartebly, che fu scrivano, il più stravagante di quanti abbia mai veduto, o di cui abbia avuto notizia.

(Traduzione di Gianni Celati)


[Trascritto da Ardesia | 24/03/2004 | p.link | segnala un errore | ]


[22 marzo 04]

Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo:
- Io mi chiamo Mattia Pascal.
- Grazie, caro. Questo lo so.
- E ti par poco?
Non pareva molto, per dir la verità, neanche a me. Ma ignoravo allora che cosa volesse dire il non sapere neppur questo, il non poter più rispondere, cioè, come prima, all'occorrenza:
- Io mi chiamo Mattia Pascal.


[Trascritto da Ardesia | 22/03/2004 | p.link | segnala un errore | ]


[20 marzo 04]

Se c'è un luogo al mondo fatto apposta per pensare questo è la vasca da bagno. Basta restare al buio una decina di minuti, nell'acqua molto calda, e aspettare: i pensieri arrivano da soli, in punta di piedi e senza farsene accorgere. E' logico, quindi, che non ci devono essere in giro telefoni, radio o altre diavolerie del genere. Il pensare pretende il silenzio più assoluto ed è uno dei doni più belli avuti da Nostro Signore.

(Edizioni Mondadori)


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[18 marzo 04]

La signora Dalloway disse che i fiori li avrebbi comperati lei.
Lucy ne aveva fin che ne voleva, di lavoro. C'era da levare le porte dai cardini; e per questo dovevano venire gli uomini di Rumpelmayer. "E che mattinata!" pensava Clarissa Dalloway "fresca, pare fatta apposta per dei bimbi su una spiaggia."
Che voglia matta di saltare!

(Edizioni Oscar Mondadori - traduzione di Alessandra Scalero)


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[16 marzo 04]

Questa è la vivida stanza illuminata da luci di candela in cui viene custodita la durata di ogni vita... scansia su scansia, tozze clessidre, una per ogni persona vivente, riversano la loro finissima sabbia dal futuro nel passato. Il sibilo condensato dei granelli che cadono fa ruggire la stanza come fosse il mare.
Questa è invece la padrona della stanza, che incede impettita attraverso di essa con aria preoccupata. Il suo nome è Morte.

(Edizioni Tea - traduzione di Antonella Pieretti)


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[13 marzo 04]

Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa... e la vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire... Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi... Eppure c'era sempre uno, uno solo, uno che per primo... la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte... magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni... alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare... e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov'era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente): l'America. Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia, con la faccia di uno che l'aveva fatta lui, l'America.

(Edizioni Feltrinelli)


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[11 marzo 04]

Prologo
PARLA MORGANA: Ai miei tempi sono stata chiamata in molti modi: sorella, amante, sacerdotessa, maga, regina. Ora, in verità, sono una maga e forse verrà un giorno in cui queste cose dovranno essere conosciute. Ma credo che saranno i cristiani a narrare l'ultima storia. Il mondo della Magia si allontana sempre di più dal mondo dove regna il Cristo. Non ho nulla contro di lui, ma solo contro i suoi preti che negano il potere della Grande Dea oppure l'avvolgono nella veste azzurra della Signora di Nazareth e affermano che era vergine. Ma che cosa può sapere una vergine delle sofferenze dell'umanità?
E ora che il mondo è cambiato e Artù, mio fratello e amante, che fu re e che sarà re, giace morto (e la gente comune lo dice addormentato) nell'Isola Sacra di Avalon, la storia dev'essere narrata com'era prima che i preti del Cristo Bianco venissero a costellarla di santi e leggende.


(Edizioni Tea - traduzione di Roberta Rambelli)


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[09 marzo 04]

La mia testa ribolle. È come un gorgoglio di centinaia e centinaia di nuove idee. Continuano incessantemente a sgorgare.
Fino a un certo punto è forse possibile controllare i pensieri, ma difficilmente si riesce a non pensare. L'animo ribolle di idee stravaganti; non arrivo neppure a fissarle che subito vengono rimpiazzate da nuove idee. Non riesco a evitare che i pensieri si confondano. Raramente sono in grado di ricordare quello che ho pensato. Prima che arrivi a riflettere su un'ispirazione, succede sempre che questa si trasformi in un'idea ancora migliore, ma anch'essa talmente evanescente nella sua essenza che mi devo sforzare di metterla al riparo dalla vulcanica eruzione di trovate sempre nuove...


(Edizioni Longanesi - traduzione di Giovanna Paterniti)


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[06 marzo 04]

Quando il signor Bilbo Baggins di Casa Baggins annunziò che avrebbe presto festeggiato il suo centoundicesimo compleanno con una festa sontuosissima, tutta Hobbiville si mise in agitazione.
Bilbo era estremamente ricco e bizzarro e, da quando sessant'anni prima era sparito di colpo, per ritornare poi inaspettatamente, rappresentava la meraviglia della Contea.

(Edizioni Bompiani - traduzione di Elémire Zolla)


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[03 marzo 04]

Una tinta matinata del settembre 1866, i nobili, i benestanti, i borgisi, i commercianti all'ingrosso e al minuto, i sugnori tanto di coppola quanto di cappello, le guarnigioni e i loro comandanti, gli impiegati di uffici, sottuffici e ufficiuzzi governativi che dopo l'Unità avevano invaso la Sicilia pejo che le cavallette, vennero arrisbigliati di colpo e malamente da uno spaventoso tirribìlio di vociate, sparatine, rumorate di carri, nitriti di vestie, passi di corsa, invocazioni di aiuto.
Tre o quattromila viddrani, contadini delle campagne vicino a Palermo, armati e comandati per gran parte da ex capisquadra dell'impresa garibaldina, stavano assalendo la città.

(Edizione: SuperPocket)


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