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Archivio - novembre 2003

[24 novembre 03]

L'avviso precisava che si sarebbe trattato di un disagio temporaneo: nei cinque giorni successivi avrebbero sospeso la corrente per un'ora, a partire dalle otto di sera. Era caduta una linea elettrica durante l'ultima tormenta, i tecnici avrebbero approfittato delle serate più miti per rimetterla in sesto. I lavori avrebbero coinvolto soltanto le case della tranquilla strada alberata, a un passo dai negozi e dalla fermata del tram, dove Shoba e Shukumar abitavano da tre anni.

(Edizioni Marcos y Marcos - traduzione di Claudia Tarolo)


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[22 novembre 03]

Cornelius Engelbrecht ha inventato se stesso. Vorrei chiarire sin dall'inizio che Cornelius non è quello che chiamerei un amico, ma lo conosco abbastanza bene da poter dire che si è confezionato una personalità su misura: scapolo, vestito sobriamente con colori indefinibili, insegnante di matematica, sostenitore del circolo degli scacchi, conoscente discreto di tutti piuttosto che amico intimo di qualcuno, era una persona che cercava di rendersi invisibile. Tuttavia, dietro l'aspetto insignificante si celava un cuore incandescente e, per ragioni che mi sarebbero apparse chiare soltanto in seguito, Cornelius Engelbrecht rivelò proprio a me l'ossessione segreta che nascondeva sotto il suo stile di vita scrupolosamente controllato.

(Edizioni Neri Pozza - traduzione di Maria Clara Pasetti)


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[21 novembre 03]

Siamo arrivate con il vento del carnevale. Un vento tiepido per febbraio, carico degli odori caldi delle frittelle sfrigolanti, delle salsicce e delle cialde friabili e dolci cotte alla piastra proprio sul bordo della strada, con i coriandoli che scivolano simili a nevischio da colletti e polsini e finiscono sui marciapiedi come inutile antidoto contro l'inverno. C'è un'eccitazione febbrile nella folla disposta lungo la stretta via principale, i colli che si allungano per vedere il carro fasciato di carta crespata, con i suoi nastri svolazzanti e le coccarde di cartoncino.

(Edizioni Garzanti - traduzione di Laura Grandi)


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[18 novembre 03]

Non c'è posto al mondo che io ami più della cucina.
Non importa dove si trova, com'è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute. Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti e le piastrelle bianche che scintillano.
Anche le cucine incredibilmente sporche mi piacciono da morire.
Mi piacciono col pavimento disseminato di pezzettini di verdura, così sporche che la suola delle pantofole diventa subito nera, e grandi, di una grandezza esagerata. Con un frigo enorme pieno di provviste che basterebbero tranquillamente per un intero inverno, un frigo imponente, al cui grande sportello metallico potermi appoggiare. E se per caso alzo gli occhi dal fornello schizzato di grasso o dai coltelli un po' arrugginiti, fuori le stelle che splendono tristi.
Siamo rimaste solo io e la cucina. Mi sembra un po' meglio che pensare che sono rimasta proprio sola.

(Edizione Economica Universale Feltrinelli - traduzione di Giorgio Amitrano)


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[17 novembre 03]

Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano.

(Salani Editore - traduzione di Marina Astrologo)


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[14 novembre 03]

Quando Sutty tornava sulla terra di giorno, era sempre al villaggio. Di notte, era nella Riserva.
Il giallo dell'ottone, il giallo della pasta di curcuma e del riso cotto con lo zafferano, l'arancione delle calendule, l'opaca foschia aranciata del pulviscolo del tramonto sopra i campi, rosso henné, rosso passiflora, rosso sangue secco, rosso fango: tutti i colori della luce del sole durante il giorno.

(Edizione Strade Blu Mondadori - traduzione di Piero Anselmi)


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[08 novembre 03]

Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta.
Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita.

(Edizioni Adelphi - traduzione di Giulia Arborio Mella)


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[05 novembre 03]

La mattina che si uccise anche l'ultima figlia dei Lisbon (stavolta toccava a Mary: sonniferi, come Therese) i due infermieri del pronto soccorso entrarono in casa sapendo con esattezza dove si trovavano il cassetto dei coltelli, il forno a gas e la trave del seminterrato a cui si poteva annodare una corda. Scesero dall'ambulanza, con quella che come al solito ci sembrò una lentezza esasperante, e il più grasso disse sottovoce: «Mica siamo in tivù, gente: più presto di così non si può».

(Edizione: Piccola Biblioteca Oscar Mondadori - traduzione di Cristina Stella)


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[02 novembre 03]

                                                                              14 East 95th St.
                                                                              New York City
                                                                              5 ottobre 1949

Marks & Co.
84, Charing Cross Road
London, W.C.2
England

Gentili Signori,
      leggo dalla vostra inserzione sul Saturday Review of Literature che siete specializzati in libri fuori stampa. L'intestazione «librai antiquari» mi spaventa un poco, perché per me «antico» equivale a dispendioso. Sono una scrittrice senza soldi che ama i libri d'antiquariato, ma da queste parti è impossibile reperire le opere che desidererei avere se non in edizioni molto costose e rare, o in copie scolastiche, sudicie e scribacchiate, della libreria Barnes & Noble.
Allego un elenco delle mie necessità più pressanti. Se aveste qualche copia usata decente di uno qualsiasi dei libri in elenco, a non più di $5.00 l'uno, vi prego di considerare questa mia un ordine d'acquisto e di inviarmeli.
Con i più cordiali saluti
                        Helene Hanff

(Edizione: Archinto, Le vele - traduzione di Marina Premoli)


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[01 novembre 03]

Mia madre mi chiese di accompagnarla a vendere la casa. Era arrivata quel mattino a Barranquilla dal paese lontano dove viveva la famiglia e non aveva la minima idea su come trovarmi. Domandando qui e là fra i conoscenti, le indicarono di cercarmi nella libreria Mondo o nei caffè lì accanto, dove mi recavo due volte al giorno a chiacchierare con i miei amici scrittori. Chi glielo disse l'avvertì: "Ci stia attenta perché sono dei pazzi scatenati". Arrivò a mezzogiorno in punto. Si fece strada col suo andare lieve fra i tavoli carichi di libri in mostra, mi si piantò davanti, guardandomi negli occhi col sorriso malizioso dei suoi giorni migliori, e prima che io potessi reagire, mi disse:
"Sono tua madre."

(Edizioni Mondadori - traduzione di Angelo Morino)


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