Ci sono avvenimenti che meriterebbero un post(o) tutto per sé, ma uno spazio condiviso, quando non si può aspirare a niente di meglio, è sicuramente preferibile ad un'attesa che quasi sicuramente si risolverebbe in un nonnulla.
Ho appena ascoltato l'ultimo album degli
U2.
E questo è un fatto.
L'antefatto è che prima li ho sentiti alla
radio, in una trasmissione registrata l'altro ieri (
Fio, ne sai qualcosa? :p Non hai idea di quanto mi stai antipatica al momento! Per tacita protesta nemmeno l'ho commentato il post del fattaccio! :p) e "Beautiful day" continua ad apparirmi una promessa troppo allettante... e così ancora ci casco, e ci credo. Ma questa è una storia vecchia. Ora ci sono le canzoni nuove e bisogna decidere se credere o no a quelle. Sul Bono uomo non saprei cosa scrivere. Sul Bono cantante, sulla sua voce, e sulla musica degli U2 non voglio dire nulla: ognuno ha le proprie orecchie su cui fare affidamento.
Ieri notte ho terminato "Mercoledì delle ceneri" di Ethan Hawke. Se siete trentenni innamorati e disorientati vi consiglio di leggerlo. Ma leggetevelo anche se non lo siete. Tanto prima o poi lo sarete, o se i trenta ormai li avete passati, allora lo siete stati una volta. Trentenni, disorientati e innamorati. Se ve lo siete perso questo pezzo di vita, che dirvi? Beati voi. O forse poveri. Non saprei: io trent'anni non li ho ancora. Il libro comunque mi è parso tragicamente spassoso e scritto dannatamente bene.
Pare che alcuni dentro ci abbiano visto delle trovate non proprio originali, ma gente, a chi non è innamorato l'amore o appare come il sentimento più bello del mondo, o come la cosa più monotona in cui possa capitare di sbattere in un momento di distrazione (magari mentre si sta cercando a testa china la chiave per aprire il portone del palazzo - questo mi è venuto in mente ripensando alla consorte di Brad Pitt - che prima era in TV in "ocean's eleven" - che, nel dvd che ho videonoleggiato domenica pomeriggio, per trovare le chiavi di casa rovesciava tutto il contenuto della borsa sul marciapiede).
Consiglio caldamente di fare un salto a Brescia alla mostra "Monet, la Senna, le ninfee": è spiazzante ritrovarsi davanti così tanta vita racchiusa nei colori e nelle forme delle tele. Personalmente ho sempre trovato che le esperienze spiazzanti facciano un gran bene alla salute dell'anima. Il bello è che mi sono innamorata di quadri che non avrei mai creduto potessero piacermi ed invece alcune mie convinzioni estatiche si sono rivelate molto diverse da come mi apparivano nelle immagini attraverso cui le avevo formulate.
Ecco, questo lo sottoscrivo in pieno, qualsiasi cosa significhi! Il fatto è che un conto è vedere la riproduzione di un quadro sulle pagine di un libro d'arte o su di una cartolina ed un altro paio di maniche è portare il proprio naso a cinquanta centimetri dalla tela originale. Ci sarebbe tanto da dire su questa mostra. Lo sapevate che esistono fotografie che affiancate ad un quadro che ritrae il medesimo soggetto, possono apparire di gran lunga meno reali e veritiere di quello che in realtà altro non è che una mistura di colore? Io non ci avevo mai pensato, e me ne sono sbalordita. Sono colori vibranti, certo, ma pur sempre inerti elementi da plasmare.
Della gitarella a Brescia ne avrei di cose da dire; ho tenuto la bocca parecchio spalancata dalla meraviglia quel giorno.
Ma tutto passa. Anche il treno dei desideri (che nei miei pensieri non è andato soltanto al contrario, bensì ha fatto sia l'andata che il ritorno). Era un gran caldo quel giorno, ma i finestrini non si potevano proprio aprire perché il fumo del carbone non scherza mica. Entra anche se si tiene tutto sigillato, figuriamoci se ci si azzarda a cercare uno spiraglio. Deve esserci una specie di tacita formula matematica secondo la quale se sei sopra ad un treno tirato da una locomotiva a vapore ed apri un finestrino, nel giro di qualche secondo ti ritroverai imprescendibilmente nell'oscurità di una galleria, intossicato, col finestrino incastrato.
Che altro aggiungere...
Per dire tutto non basterebbe un fiume e qui io da un po' vado avanti a pozzanghere (sì, mi è presa la fissa delle pozzanghere ultimamente, e le metto un po' ovunque. a mia discolpa però posso dire che di documentari sulle pozzanghere e sulle forme di vita che le popolano, durante la mia infanzia ne trasmettevano un sacco).
Le foto di com'era Brescia quando ci sono andata io sono
qui - 16 scatti - (l'edicola incasinata mi ha allibito non poco), invece il ciuff-ciuff lo potete ammirare in tutto il suo splendore
qua - son 11 foto -.
La pubblicità della "patatina tira", con annesso messaggio subliminale (ma neanche tanto) e doppio, triplo, quadruplo senso intrinseco, posizionata strategicamente sulla patatina virtuale della signorina dello spot sopra, non trovate faccia molto Pigalle de noialtri ?! :)