È un peccato che libri come
crepuscolo degli dei di Enzo Biagi non siano più ristampati.
Guardare l'inferno attraverso gli occhi di chi ha dato fuoco alle polveri e di chi ci è stato gettato dentro, condannato, smuove qualcosa dentro, anche a quaranta, cento, mille anni di distanza. Mi sta bene tutto il gran parlare che si fa circa l'importanza di preservare la memoria - anche perché, nonostante il megarchivio di marasmatico nozionismo che è internet, mi pare si stiano attraversando tempi di memoria "usa e getta", nel senso che si ricorda solo ciò che fa comodo e tutto il resto finisce chissà dove - ma si dovrebbe anche agire per tenere a galla i mezzi che di questa memoria sono custodi e promulgatori.
Comunque sia, visto che mi sono lanciata nelle trascrizioni, riporto di seguito la nota alla quarta edizione del libro (1975) e l'introduzione all'edizione originale (1961), entrambe dello stesso Biagi.
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