Mi è sempre piaciuto vedere a margine dei blog le diciture "sto leggendo", "sul comodino" "letture in corso", "currently reading" e simili, perché poter sbirciare i titoli dei libri che stan 'vivendo' persone di cui leggo quasi quotidianamente le vicissitudini, me le fa sentire più vere.
Presumo che visto da fuori possa sembrare addirittura assurdo questo mio tentativo di dare tangibilità a qualcuno attraverso un'opera letteraria che per lo più è scaturita dalla - presunta - immaterialità della fantasia di un altro sconosciuto, ovvero l'autore del libro in questione, ma è esattamente quello che accade.
Per un po' di tempo ho cercato anch'io di tenere aggiornato il mio "menù delle letture", ma facevo un gran caos in quanto spesso salto da un libro all'altro senza nemmeno rendermeno conto, finisco romanzi che poi però non mi sembra di aver realmente concluso, inizio libri che abbandono dopo qualche capitolo perché si dimostrano "sbagliati" per lo stato mentale che sto attraversando, e cose di questo genere.
Certo, potrei mettere a margine il titolo di un libro a caso, magari già letto da tempo, e dopo diciamo una settimana sostituirlo con un altro, scelto con lo stesso criterio, ma che senso avrebbe? Mi sento deficiente soltanto ad ipotizzarla una cosa del genere!
Recentemente ho notato che anche
G.Mozzi ha iniziato a stilare la sua lista di 'letture in corso' e che vi ha introdotto anche un paio di innovazioni rilevanti. Infatti, oltre a far precede l'indicazione dei titoli dai nomi dei relativi autori (di solito a quanto mi risulta si fa il contrario), per ogni volume Mozzi si preoccupa anche di precisare il luogo fisico in cui lo ha acquistato, oppure il nome di chi gliel'ha prestato et simili.
Trovo confortante questa oggettivazione, questa mappa del libro che probabilmente risveglia ricordi in chi la realizza, ma che presumibilmente la maggior parte delle persone che se la ritrovano davanti non la considerano più interessante di una qualsiasi pagina di un qualsiasi elenco telefonico.
Comunque, quello che volevo dire, molto semplicemente, è che stanotte ho iniziato a leggere "Il Maestro e Margherita" di Bulgakov.
Lo avevo in casa già da qualche mese e per tutto il tempo se ne è stato nella libreria in corridoio, steso fra
"Le nebbie di Avalon" e
"Le parole" di Sartre.
Non ci avevo mai fatto caso prima di scrivere "steso" nella riga precedente, ed ora invece mi sembra quasi ovvio: a casa mia i libri si sistemano "dritti" soltanto dopo che qualcuno li ha letti; prima se ne stanno a riposo, su di un fianco, in attesa di un po' d'attenzione da parte di qualcuno. Singolare come cosa.
Forse se studio un po' meglio la situazione posso trovare altre posizioni librarie casalinghe e redarre una sorta di kamasutra domestico del libro.
Il mio
"Il Maestro e Margherita" arriva da
IBS.
Ricordo che optai per l'edizione Mondadori perché era quella su cui veniva applicato uno sconto più allettante, ma forse sottosotto (<-scrittotuttattaccato) ero attiratta dai colori del quadro di Kandinskij riprodotto in copertina, anche se effettivamente, la copertina ancora non l'avevo vista.
E' una tela del 1916, si intitola "Mosca I" ed è conservata alla
"The State Tretyakov Gallery", il cui sito però sembrerebbe fuori uso.
Per farla breve; è l'immagine che sovrasta questo post.