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[domenica 22 giugno 2003]
Solstizio d'estate? No, grazie.
Centro commerciale - esterno.
L'unico alberello/ombra rimasto libero ti constringe a parcheggiare nel posto più distante dall'entrata.
Temperatura dell'abitacolo: 73,4 Gradi.....Fahrenheit (cioè 23 Gradi Celsius)
Apri lo sportello e ti arriva addosso una zaffata di calore mista ad odore di catrame, pensi che ci sia un errore, che non era tua intenzione alzare il coperchio di nessunissimo pentolone borbottoso, che volevi soltanto scendere dall'auto.
Temperatura esterna: 32 Gradi Celsius (89,6 Fahrenheit), umidità - non lo sai, ma quando nell'utopistico intento di respirare, ti ritrovi boccheggiante al suolo, impantanato nell'asfalto gommoso, intuisci che è parecchia.
Ma in lontananza intravedi la tua meta, le porte scorrevoli del basso edificio ingoia carrelli, che mentalmente, per farti forza, ti stai immaginando essere il luogo dove vanno a convergere tutti i bocchettoni d'aria condizionata del mondo.
Qualche centinaio di metri, a passo veloce, sotto un sole che non perdona indecisioni e rallentamenti, ed è fatta.
Mentre avanzi imperturbabile però ti vedi arrivare incontro donne in bikini/pareo, uomini a torso nudo e vecchiette avvolte in leggere tunichette mezze trasparenti che paiono tende da cucina, ed allora un dubbio atroce ti si insinua nella mente: dato che quelli che escono sono mezzi nudi, non sarà che l'impianto d'aria condizionata sia guasto? Cerchi di autoconvincerti che si tratta semplicemente di esibizionisti, che sono poi quelli a cui vengono inspiegabili raffreddori estivi; la tensione è al limite, la testa ti si sta surriscaldando, gli occhiali da sole son quasi saldati al naso, ma poi arrivi alla tanto agognata entrata e al di là del fruscio delle vetrate scorrevoli vieni punto da una piacevole e trastullante frescura. Finalmente si respira, finalmente provi "quasi freddo", finalmente!
Cerchi di non pensare al fatto che prima o poi dovrai uscire là fuori, in un mondo surriscaldato e cattivo; vuoi farti cullare un po' dalle finzioni artefatte del consumismo, dalle signorine che ti offrono assaggi gratuiti di questo o quel prodotto (anche se tu poi regolarmente rifiuti), dalle luci, dai suoni, dai profumi di questo moderno luna park dell'acquisto, dove i calcinculo li prendi dai prezzi proibitivi, l'autoscontro si fa a piedi o, al limite, coi carrelli, dove invece dello zucchero filato spacciano piatti di tortellini o di involtini primavera, e al posto del labirinto degli specchi ci sono le vetrine dei negozi, in cui, immancabilmente, si va a stampare il distratto di turno.


[Ardesia | 4]

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