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Archivio - maggio 2008

[lunedì 05 maggio 08]

È la terza volta che butto giù questo post. Sto cercando di trovare un equilibrio tra la portata della cosa che vorrei dire e le dimensioni della mia incazzatura a riguardo. È che quando mi imbatto in certe ottusità perdo il senso della misura. Comunque sia, visto che non mi riesce parlarne senza farmi uscire fumo dalle orecchie e dal naso, mi limiterò a riportare l'accaduto. Più o meno. C'era una volta... - Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di trilogia. Il primo pezzo. Sì, perché, per chi non lo sapesse - e fino a un paio di mesi fa lo ignoravo bellamente pure moi - I tre moschettieri sono il primo capitolo di una saga suddivisa in tre volumi. Alexandre Dumas - padre - evidentemente aveva la penna facile perché si parla di tomoni da centinaia e centinaia di pagina. Ma bisogna tenere conto del fatto che inizialmente i suoi romanzi venivano pubblicati a puntate su svariate riviste e venire pagato un tot a riga doveva essere un bell'incentivo alla prolificità. Di seguito a I tre moschettieri sono venuti Vent'anni dopo e Il visconte di Bragelonne. Dopo essermi appassionata alle vicende del giovane guascone d'Artagnan e dei suoi compari ero decisa a passare subito agli altri due capitoli della saga... Peccato che mi sia cascato l'occhio sulla cosiddetta introduzione a I tre moschettieri. E dico 'cosiddetta' perché - e qui il fumo di cui parlavo prima inizia a sbuffarmi fuori dalla testa - col cavolo che si tratta di un'introduzione. Un'introduzione, come dice la parola stessa, deve introdurre e non spoilerare tutti i fatti e i misfatti, tra l'altro non solo del volume in questione, bensì di tutta la trilogia. Lo ammetto, io sono stata veramente idiota a non smettere di leggere, ma tra i tanti difetti di cui non difetto la curiosità è sicuramente in cima alla lista, scritta a caratteri cubitali, lampeggiante e sottolineata svariate volte. E così ora so. Cosa? Tutto di tutto: i destini, gli intrighi, gli inciuci, le relazioni pericolose, chi ha fatto cosa a chi, cosa ha detto cosa a chi, cosa ha cosato e chi ha chiato. Tutto. Non è allucinante? Dai, un po' lo è. Ci si è indignati così tanto quando il giorno dell'uscita dell'ultimo Harry Potter ci hanno spiattellato il finale su giornali e TG, ma se vogliamo questo è peggio perché resta inspiegabile. Il fatto è che questa 'introduzione' a I tre moschettieri edito da Mondadori nella collana Oscar classici (ISBN: 9788804530046), in realtà è un saggio. Un saggio, peraltro interessante, di tal Pierre Tranoues. Interessante, sì, ma inserito nel peggior posto al mondo in cui poteva essere inserito. Non so, è normale questa scelta? Alla Mondadori qualcuno lo avrà letto 'sto benedetto saggio prima di ribattezzarlo 'introduzione' e di rovinare a tutti i lettori la suspense di tre interi volumi di avventure? Avranno gioiosamente pensato che essendo romanzi ottocenteschi la trama ormai dovesse essere nota a tutti. Ma a tutti chi? Tutti quelli che nemmeno sanno che si tratta di una trilogia? Dai, alzi la mano chi lo sapeva! Insomma, quest'edizione dei tre moschettieri dev'essere nata con la luna storta. Tra ricorrenti sbavature di stampa, numerosi refusi e, mi sembra proprio il caso di dire amarus ab initio, il megaspoilerone sotto mentite spoglie, è stato uno sfacelo! Accidenti a me quando per risparmiare pochi centesimi non ho preso un'altra edizione. Ma prima che ci ricaschi... Cari Oscar Classici, per il momento so long, farewell, auf Wiedersehen, goodbye... Peccato che però, a quanto pare, Vent'anni dopo si edito soltanto da Mondadori. Ma porc... Fregata. Di nuovo.


[Ardesia, 05/05/2008][p.link][]



[domenica 04 maggio 08]

Ho sempre trovato vergognoso che si potessero includere parole come "italia", "nazione", "popolo", "tricolore", ecc..., all'interno dei nomi dei partiti politici. Al giorno d'oggi la scelta del nome di un partito altro non è che una mera operazione di marketig, quindi non mi sembra corretto utilizzare parole/significati che un popolo dovrebbero unirlo per identificare una singola fazione.
In alcuni casi poi si raggiunge il colmo: quando ho sentito che un partito era stato battezzato "La rosa bianca" non volevo crederci. Mi auguro davvero che si trattasse di una sorta d'omaggio, ma se anche così fosse, come si può anche solamente sentirsi degni di appropriarsi di un nome del genere? Per fortuna poi lo hanno modificato e magari a qualcuno questa vicenda ha fatto conoscere quella dei ragazzi della vera rosa bianca. Lo spero.
Uno dei capitoli del libro di Enzo Biagi che sto leggendo al momento, e del quale ho riportato l'introduzione nel post precedente, è proprio dedicato alla storia di Hans, di Sophie e dei loro amici, quindi mi sembra doveroso trascriverlo.
Inoltre ribadisco che Crepuscolo degli dei meriterebbe di essere ristampato.

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[Ardesia, 04/05/2008][p.link][]



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