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[martedì 15 luglio 2003]
PANE E TULIPANI (di Silvio Soldini)
E non venitemi a raccontare che ieri sera vi siete persi questo film su RAI1, abbindolati dalla Demi Moore pompata di "Soldato Jane" su Canale5.
"Pane e tulipani" è una pellicola splendida che fa venire voglia di scappare a Venezia in cerca d'avventure fra calle e canali. Varrebbe la pena di vederselo soltanto per i dialoghi esilaranti, in particolare per le battute e la musicalità dell'accento di Fernando, il maturo cameriere islandese.
È una sorta de "Il meraviglioso mondo d'Amelie" nostrano, godibilissimo e pieno di personaggi bizzarri e fantasiosi, davvero imperdibili.
La storia è semplicissima: Rosalba, che è ad una gita organizzata, insieme a familiari ed amici, viene "dimenticata" in un autogrill, ma invece d'aspettare di essere recuperata raggiunge da sola Venezia dove decide di restare per qualche tempo, compiendo in tal modo, insieme ad una serie di cambiamententi radicali di vita, anche una sorta d'emblematico viaggio iniziatico interiore.
Il tutto è raccontato con una soavità, un'ironia ed una disillusione disarmanti.
La scena in cui Rosalba in autostrada vede un bambino che dall'auto le mostra un cartello su cui ha scritto "Cercasi nuovi genitori" è pregna di una forte simbologia, come del resto lo sono gli accadimenti che costellano tutta la vicenda.

Riporto alcuni brani della sceneggiatura che è pubblicata per i tipi di Marsilio, nella collana "Gli specchi del presente":

(Estratto di un dialogo fra Rosalba e Fernando)
Rosalba: Ma lei suona?
Fernando: No.
Rosalba: Ho visto la fisarmonica che sta nel suo armadio. Cercavo uno specchio per vedermi tutta intera. Mi scusi.
Fernando: Era il pagamento di un debito di giuoco. Non l'ho mai rivenduta. Devo dedurre che lei invece è in grado di suonarla?
Rosalba: Quando avevo dodici anni mio nonno mi aveva un po' insegnato, poi dopo è caduto da un ponte in costruzione.
Fernando: Suo nonno si dedicava alla costruzione di ponti?
Rosalba: No. Una notte tornava a casa in bicicletta e credeva che l'avevano finito.
Fernando: La distrazione a volte può rivelarsi fatale.
Rosalba: A chi lo dice.

(Costantino si sveglia ritrovandosi Fernando che gli punta un fucile contro il viso)
Fernando: Apparteneva al nonno di mia moglie. L'ultima volta ha sparato a Caporetto, ma come può notare è stato accuratamente preservato dalle insidie della ruggine e dall'usura del tempo. Al suo posto eviterei qualsiasi reazione che possa indurmi a mostrarle l'efficienza della sua meccanica.
Costantino: Come ha detto, scusi?

(Eliseo è il nipotino di Fernando ed ha sì e no 6 anni)
Eliseo: Nonno, cos'è che ti consuma?
Fernando: Nulla, Eliseo, nulla.
Eliseo: So che le tue parole mi suonano oscure, ma un giorno capirò. Me lo dici sempre.
Fernando: Ciò che mi consuma è la mia stoltezza... Ancora una volta la felicità ha battuto invano alla mia porta.
Eliseo: E tu hai aperto?
Fernando: Sono stato sordo. E ora languo.

(Fernando chiede in prestito il furgone a Fermo, il padrone del negozio di fiorni in cui ha lavorato Rosalba durante il suo soggiorno veneziano, in quanto è deciso ad andarsi a dichiarare)
Fernando: Intenderei calare negli Abruzzi e ricondurre qui Rosalba. Due compagni mi seguiranno nell'impresa.
Fermo: Non vede un'autostrada da vent'anni. Cambi l'olio, gonfi le gomme e rispetti la sua età


[Ardesia | 38]

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