Quando termini un romanzo e dopo un paio di giorni ti sorprendi a ricamare mentalmente le vite dei personaggi che lo animavano, allora capisci che hai trovato uno scrittore che è anche innanzi tutto un raccontastorie che per narrare usa anche il cuore.
Coe l'ho incontrato per la prima volta ne
"La casa del sonno" e di quel primo approccio, bensì siano trascorsi non meno di sette anni, ricordo ancora nitidamente molti passaggi... e so già che quando uscirà il seguito de "La banda dei brocchi" (
Nota dell'autore: ci sarà un seguito a "La banda dei brocchi", intitolato "The Closed Circle", che riprenderà il racconto alla fine degli anni novanta.) non dovrò certamente faticare per riprendere il filo logico col prosieguo dei destini di Benjamin, Lois e tutti gli altri... perché Coe non si limita a presentarci delle storie, ma ci trascina con garbo e senza scossoni direttamente a contatto con la vicenda, ce la fa vedere come se fossimo lì, a pochi passi da quello che sta accadendo ai personaggi, che non sono piatte rappresentazioni di cartapesta, bensì anime frementi.
E finisce che leggendo questo libro non si può non sentirsi un po' brocchi, perché le sfighe nella vita capitano a tutti, nell'Inghilterra degli anni '70 così come nell'Italia degli anni '90 ed oltre...
Ed allora non si può far altro che aspettare di leggere che fine hanno fatto i brocchi del libro, per vedere se c'è qualche speranza anche per chi brocco lo è nella vita reale... sempre che la vita reale sia questa e non quella messa nero su bianco fra le pagine di un romanzo.