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[mercoledì 31 marzo 2004]
IL COLLE DI VESPIGNANO -> GIOTTO DI BONDONE
Un paio di domeniche fa, passando casualmente da Vicchio, io ed il mio Aitante Accompagnatore ci siamo imbattuti in un paio di cartelli gialli che indicavano il presunto ponte di Cimabue, il primo, e quella che sarebbe la casa natale di Giotto, il secondo. Abbiamo optato per una breve visita alla casa che in realtà è una sorta di villa rustica che comunque, per motivi di tempo ed in seguito alle osservazioni poco entusiste di un gruppetto di francesi che aveva appena terminato la visita canonica, abbiamo visto soltanto esternamente. Diciamo che più che la casa in sé a me è piaciuto il colle su cui si erge con i suoi imponenti alberi ed il comitato di benvenuto gattesco, molto socievole e fiducioso, pronto ad agire in prima linea per contribuire alla diffusione al turismo locale!

La storia della O di Giotto:
"Sentí tanta fama e grido di questo mirabile artefice Papa Benedetto XII da Tolosa che, volendo fare in San Pietro di Roma molte pitture per ornamento di quella chiesa, mandò in Toscana un suo cortigiano, che vedesse che uomo era questo Giotto e l'opere sue, e non solamente di lui, ma ancora degli altri maestri che fussino tenuti eccellenti nella pittura e nel musaico. Costui, avendo parlato a molti maestri in Siena, et avuti disegni da loro, capitò in Fiorenza per vedere l'opere di Giotto e pigliar pratica seco; e cosí una mattina, arrivato in bot|tega di Giotto che lavorava, gli espose la mente del papa et in che modo e' si voleva valere dell'opera sua. Et in ultimo lo richiese che voleva un poco di disegno per mandarlo a Sua Santità. Giotto, che cortesissimo era, squadrato il cortigiano prese un foglio di carta et in quello, con un pennello che egli aveva in mano tinto di rosso, fermato il braccio al fianco per farne compasso e girato la mano, fece un tondo sí pari di sesto e di proffilo, che fu a vederlo una maraviglia grandissima. E poi, ghignando, volto al cortigiano gli disse: "Eccovi il disegno". Tennesi beffato il mandato del papa, dicendo: "Ho io [a] avere altro disegno che questo?" Rispose Giotto: "Assai e pur troppo è quel che io ho fatto: mandatelo a Roma insieme con gli altri e vedrete se sarà conosciuto". Partissi il cortigiano da Giotto, e quanto e' pigliasse mal volentieri questo assunto, dubitando non essere uccellato a Roma, ne fece segno co 'l non esser satisfatto nel suo partire; pure, uscito di bottega e mandato al papa tutti e' disegni, scrivendo in ciascuno il nome e di chi mano egli erano, tanto fece nel tondo disegnato da Giotto e nella maniera che egli l'aveva girato, senza muovere il braccio e senza seste, fu conosciuto dal papa e da molti cortigiani intendenti quanto egli avanzasse di eccellenzia tutti gli altri artefici de' suoi tempi. E perciò, divulgata[s]i questa cosa, ne nacque quel proverbio familiare e molto ancora ne' nostri tempi usato: "Tu sei piú tondo che l'O di Giotto". Il quale proverbio non solo per il caso donde nacque si può dir bello, ma molto piú per il suo significato, che consiste nella ambiguità del tondo, che oltra a la figura circulare perfetta significa ancora tardità e grossezza d'ingegno."
(Tratto da 'Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri' di Giorgio Vasari, nell'edizione per i tipi di Lorenzo Torrentino - Firenze 1550)
[Le parentesi quadre inserite nel testo originariamente erano segni di minore < e maggiore > che io ho dovuto sostituire per questione di formattazione html]


Giusto un paio di link per rifarsi gli occhi:
-> Gli Affreschi di Giotto nella Basilica di San Francisco da Assisi
-> Giotto agli Scrovegni


[Ardesia | 204]

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