[martedì 09 dicembre 2003]
#5
Ho spezzato il tempo per sentirmi disonesto e non essere considerato sempre il solito perbenista affranto, ammollato nei principi stantii e sospirante sotto l'ammasso delle insipide ingiustizie giornaliere. Mi sono spezzato anche qualche osso. Una mano, un gomito, il ginocchio buono. Anche la testa. Ho tentato di sfasciarmela contro il muro del garage, ma non ci ho messo abbastanza forza e coraggio. E ho rotto oggeti ed anche mobili: la pendola preziosa in salotto, il tavolo della lussuria culinaria della mia ex-moglie, la collana di perle dell'ultima amante e tante altre cose del genere. Tutta materia già in declino come le persone a cui apparteneva. Ho spezzato anche alcune vite, ma questo non è importante. La parte interessante di questa storia è che anche mettendoci tutto l'impegno e la costanza di cui ero capace non sono riuscito a stroncare la mia di vita. E il tempo ha continuato a scorrere sulle macerie di cui mi sono proclamato sovrano assoluto, rinfacciandomi continuamente il mio tedioso fallimento, il mio essere ancora intero, qui a regnare sopra un mondo che si sta frantumando sotto questo sguardo impenitente.
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