[mercoledì 29 ottobre 2003]
# 4
La casa ora era completamente vuota.
L'ultima volta i facchini della ditta di traslochi avevano portato via tutto in una mezza giornata; d'altronde si trattava soltanto di pochi mobili nemmeno tanto ingombranti e di quanche dozzina di scatoloni di libri, utensili da cucina, vestiti e varie cianfrusaglie.
L'antico orologio a pendolo nel salone però era rimasto al suo posto a scandire la memoria di quelle stanze centenarie, testimone di grandi e piccole tragedie domestiche ed ignara pedina di un disegno già chiaro al momento in cui i suoi ingranaggi erano stati assemblati.
L'alchimia dei rintocchi, l'oscillazione infinita; un richiamo irresistibile per l'eletto.
Colui che riuscirà a percepire il fruscio della magia del tempo sarà il successore.
Ma ora le mura stan cadendo in rovina, gli ampi saloni sono il rifugio di animali selvatici, le crepe trasudano putrefazione e marciume.
Il movimento incessante continua, dentro e fuori; gli animi ribollono, la vene pulsano nelle tempie, ma nessuno risponde al richiamo, nessuno ascolta, nessuno pare sentire.
Il pendolo aspetta.
Il tempo non si ferma, il sussurro è flebile, ma sempre pronto a farsi più nitido quando il momento sarà arrivato.
|