[giovedì 18 settembre 2003]
MumbleMumble
Pensavo che le stelle fossero tutte unite da un filo elettrico, come le lampadine dell'albero di Natale.
Pensavo che spiando gli insetti con la "corazza" rossa scura a macchioline nere, che d'estate si aggiravano lenti per il marciapiede di cemento del cortile, avrei trovato un nido di piccole coccinelle, e quella sì che sarebbe stata una gran fortuna.
Pensavo che un mese fosse un'infinità di tempo, che se c'era sempre qualcuno a cui potevo rivolgermi quando mi si slacciavano le scarpe allora non aveva senso perdere tempo a capire come farlo da sola, che le mie amiche non avrebbero mai smesso di girare la corda per me, affinché potessi saltare, saltare e ancora saltare.
Pensavo a come potesse essere il paradiso: non ne avevo un'idea precisa, ma ero certa che lì permettessero di guardare di seguito tutte le puntate di Candy, di Heidi e degli altri cartoni animati preferiti, senza pubblicità e senza dover attendere un giorno intero per un altro episodio di 20 miseri minuti.
Pensavo fosse un peccato che Superman non potesse salvare il papà di Bambi, che per non capire chi fosse in realtà l'Uomo Tigre (che lotta contro il male) bisognasse essere o completamente rincoglioniti o ciechi, e che il vicino di casa del mare, fosse troppo grande per capire che lo amavo a tal punto da essere riuscita, a gran fatica, a scrivere il suo nome, quando di nomi fino ad allora avevo sempre solo scritto il mio.
Pensavo che crescendo non avrei dimenticato nulla di quello che ero e che pensavo, che prima o poi si diventa grandi ed allora le cose sembrano più piccole, che non c'era niente da vergognarsi ad usare il salvagente ed a scrivere con la matita invece che con la biro.
Pensavo che avrei potuto fare qualsiasi cosa... ed a volte è successo.
Altre no.
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