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[lunedì 17 marzo 2003]
"The Hours"... ma che Ore sono?
Mi riferisco a quelle della pellicola diretta da Stephen Daldry, trasposizione cinematografica dell'ormai pluripremiato e pluricitato (e non solo in questo blog) romanzo di Michael Cunnungham. Poiché, come già scrissi qui, a me questo film è piaciuto moltissimo, mi stupisco non poco quando ne sento parlare in modo tutt'altro che lusinghiero. Ieri, leggendo l'ennesimo giudizio negativo, questa volta sul blog di inkiostro, mi è scattata la curiosità di sapere cosa invece ne pensava lo stesso Cunningham. Scartabellando un po' sono riuscita a trovare un'intervista pubblicata su ilnuovo.it in cui lo scrittore dichiara: "Sono probabilmente l'unico romanziere rimasto soddisfatto della versione cinematografica tratta da un suo libro".
A questo punto mi viene un dubbio: dato che tutte le stroncature di questo film arrivano da uomini, non è che forse non si tratti altro che di una parziale impossibilità del genere maschile di cogliere certe sfumature e sensazioni proprie dell'universo femminile e quindi, per riflesso, anche di "The Hours"?
Mi si potrebbe obiettare che, se così fosse, allora gli uomini non dovrebbero nemmeno apprezare il romanzo da cui il film è stato tratto... Bhe, obiezione respinta. Un libro ed un film si muovono su piani comunicativi diversi. Nel caso specifico una delle critiche maschili che più spesso ho sentito muovere al film è che in esso siano lasciati troppi sottintesi; lo stesso inkiostro scrive che nel film si "...tenta di sostituire il flusso di coscienza della voce narrante con un ripetitivo e tediosissimo sottofondo musicale, sperando che lo spettatore comprenda da solo i mille non detti della storia e ne capisca l'intima bellezza...". Ma il punto è che il film racconta una storia di donne e il mondo delle donne è questo, e cioè un'elaborato rimando di sentimenti tanto travolgenti quanto silenziosi, di emozioni insospettabili che sono però capaci d'esplodere con tutta la loro forza dirompente in un solo attimo, un complicato labirinto in cui percezioni, istinti, raziocinio e supposizioni procedono non affiancandosi, ma compenetrandosi profondamente... quasi inevitabilmente.
Non voglio pensare che si tratti di un film per "sole donne", ma di certo è un film che le donne riescono ad apprezzare più facilmente in quanto, in un certo senso ne fanno parte.
E gli uomini? Bhe, dico solo una cosa; non vorrei ritrovarmi a fianco un compagno che non riuscisse ad apprezzare (raffronti col romanzo a parte), nemmeno in minimamente questo film... perché significarebbe che non avrei nessuna speranza che potesse anche soltanto iniziare a comprendere me.


[Ardesia | 2]

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