<< post precedente - pagina principale - post successivo >>

[mercoledì 16 luglio 2003]
SICURAMENTE C'È UNA STORIA DIETRO. SÌ, C'È, MA NON È IMPORTANTE.
Ho rivisto "Wonder Boys". Il film, non il libro. Quello non l'ho mai letto; l'intenzione c'era però dato che a leggere "Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay", sempre di Chabon, ci ho messo un'infinità, ho continuato a rimandare e quando si prende gusto a rimandare poi non c'è verso di combinare qualcosa.. Probabilmente ho fatto male, anche perché "Wonder boys" - il libro, non il film - è spesso meno della metà della storia di Kavalier e Clay. Solitamente non faccio distinzioni tra romanzi lunghi, medi o brevi, ma è un periodo in cui leggo più lentamente del solito e voglio provare la sensazione di riuscire a portare a termine qualcosa; non riuscendoci con tutto il resto, provo a farlo coi libri. Naturalmente non riesco nemmeno con loro. Non leggo niente di nuovo da settimane. Rileggo capitoli sparsi. Di più non riesco. Vorrei, ma ora va così. Comunque, a quanto pare, oltre a rileggere, rivedo. Quando ho visto "Wonder Boys" la prima volta ricordo una netta sensazione di delusione; le premesse erano molto meglio di quello che mi aveva appena filtrato lo schermo della TV.

"Una Galaxie decapottabile del '66 si aggira tra Pittsburgh e le colline della Pennsylvania occidentale in un lungo weekend di aprile. Trasporta, tra le altre cose, un bassotuba, un sacchetto di marijuana, il cadavere di un cane da slitta, un'ampia porzione di un boa constrictor, la giacca indossata da Marilyn Monroe il giorno in cui sposò Joe Di Maggio e un manoscritto di dieci chili .
La guida Grady Tripp, scrittore quarantunenne accompagnato da Terry Crabtree, suo editor nonchè amico dai tempi dell'università, e da James Leer, giovane allievo di Grady. Sono tutti e tre a una svolta della loro vita. Grady è stato appena lasciato dalla terza moglie e la sua amante Sara aspetta un figlio; in più, il romanzo che, dopo sette anni dl lavoro, dovrebbe consegnare a Crabtree - "Wonder boys" - non solo è ben lontano dalla conclusione, nonostante l'imbarazzante mole di 2600 pagine, ma è un fallimento totale. Crabtree, giunto a Pittsburgh per partecipare a un festival letterario, sa che, se non tornerà a New York con un buon libro da pubblicare, la sua carriera potrà considerarsi finita. James sembra "così giovane da far pena", ha un romanzo nel cassetto (anzi nello zaino), un'inclinazione alle menzogne elaborate e alla cleptomania, una passione smodata per il cinema hollywoodiano e per Frank Capra in particolare, e sta pensando di suicidarsi."


Ora, sono o non sono queste buone premesse/promesse per una storia? A me sembrano addirittura fenomenali.
Alcuni particolari esposti in questo riassunto nel film non appaiono, forse sono situazioni presenti soltanto nel libro o forse a chi ha scritto quelle righe piace aggiungere dettagli inventati per vedere se c'è qulcuno che revisiona il suo lavoro o se invece può scrivere a briglia sciolta ciò che vuole, tanto nessuno lo controlla.
Il film questa volta mi è piaciuto di più.
Sarà che mi sono identificata in almeno tre personaggi, sarà che volevo guardare oltre la facciata e riuscendoci ho notato che non si fermava tutto all'apparenza... il ché è già molto per una che al momento non ha pretese di sorta e nessun genere d'aspettativa.
Ci sono scene molto belle, come quella sotto ad una nevicata lieve, lieve, di notte, fuori da una casa in cui si sta tenendo un ricevimento e davanti ad una serra che sembra il paradiso.
L'interruttore del mio ventilatore è nella posizione "3" da questa mattina alle 9, come potrebbe non apparirmi celestiale la visione di migliaia di candidi fiocchi di neve?!
Quasi, quasi, mi compro il libro.
Ne devo comprare un sacco.
L'altro giorno, cercando di sistemare i "preferiti", ho trovato la cartella "segnalibro" che contiene i link alle schede dei libri che mi ero ripromessa di acquistare, prima o poi. Me l'ero completamente dimenticata. Ho fatto due conti. Ordinarli tutti sarebbe costato troppo. Allora ho iniziato a fare delle scelte, ma ben presto ho lasciato stare. Acquisterò quelli in cui mi imbatterò la prima volta che metterò piede in libreria, gli altri aspetteranno ancora un po'. Mi sembra un metodo menu cruento.
Ora capisco la mia avversione alla pratica del bookcrossing. L'idea mi è sempre piaciuta però c'era qualcosa che non mi tornava del tutto. Finalmente ora ci sono arrivata; non capisco come si possano "abbandonare" dei libri. Certo, la parte del ritrovamento è splendida, romantica, letteraria perfino, ma l'abbandono? Come si fa a lasciare in giro un libro che si ama? L'unica via d'uscita che ho trovato è farlo con una copia. Ma ho già i miei problemi ad acquistare i libri che vorrei leggere io; comprare dei doppioni da seminare su treni, autubus, panchine, mi sembrerebbe da idioti. Sì, lo potrei fare un paio di volte, ma sarebbe finita lì. La vedrei più che altro come un'azione simbolica, come un gesto poetico. Oddio, ammetto che trovare un libro mi piacerebbe, quanto a darlo via però... Oh, egoist, egoist! Ma sto divagando.
In "Wonder Boys" - nel film e forse anche nel libro, ma non ne son certa - un romanziere collega del protagonista, è soprannominato "Q", che è lo stesso pseudonimo di Arthur Quiller-Couch (1863 - 1944), romanziere e studioso di letteratura inglese citato ripetutamente da Helene Hanff in "84, Charing Cross Road" - libro e film, questi li ho visti entrambi quindi lo posso affermare con cognizione di causa.
Se vi capita guardateveli anche voi, sia "Wonder Boys" che "84, Charing Cross Road", e intanto che ci siete leggetevi anche i romanzi, nell'ordine che più vi ispira, che male non fa.
Ah, il titolo di questo post altro non è che uno scambio di battute che ricorre varie volte all'interno del film, mi riferisco a "Wonder Boys", non a "84, Charing Cross Road".
Io credo che tutte le storie siano importanti.
Anche quelle sconclusionate di questo post.
Per me lo sono.


[Ardesia | 18]

Commenti

Aggiungi un commento
This item is closed, it's not possible to add new comments to it or to vote on it



Creative Commons License
Diritti e rovesci
Quando non viene chiaramente speficato chi è l'autore delle parole che trovi qui sopra significa che è farina del mio sacco, quindi se riporti altrove qualche frase/capoverso/periodo/post sei pregato di indicare che si tratta di roba che arriva da questo blog e di segnalarne il link.
Se vuoi contattarmi puoi farlo qui.