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[martedì 18 gennaio 2005]
parlando un po' a vanvera
Me lo sono chiesta spesso in passato quanto fosse saggio per i blogger che non fanno mistero della propria identità criticare apertamente datori di lavoro, colleghi d'ufficio ed ambiente lavorativo in generale senza curarsi di rendere il tutto non identificabile*. Quindi quando ho visto questo non mi sono stupita più di tanto. Più che altro mi è venuta in mente una frase di un romanzo di Baricco**; quella che dice più o meno che accadono cose nella vita che sono come domande. Passano minuti o anni e poi la vita risponde. Baricco ogni tanto questo vizio ce l’ha: scrive di cose che sono state immobili per tanto tempo e che poi improvvisamente si animano e parton per la tangente! Come la faccenda del quadro che sta appeso per anni ed anni e ad un certo punto, senza un motivo apparente, cade. Baricco, Baricco, quanto mi piacevano i tuoi romanzi una volta. Il mio preferito in assoluto era “Castelli i rabbia”, tanto che per un certo periodo ho diviso il mondo in due: da una parte c’erano tutti quelli che tra i tuoi romanzi prediligevano quello e da un’altra, molto più sotto, ad esempio nella Fossa delle Marianne (che poi alla fine non dev’essere nemmeno un brutto posto in cui stare se si è provvisti di un bel paio di branchie), coloro che gli preferivano “Oceano mare”. [Mi sono appena resa conto di quanto, a quei tempi, fosse poco fantasiosa la mia applicazione della legge del contrappasso.]. Comunque poi è saltato fuori City e dopo averlo mollato dalla disperazione al capitolo della dissertazione sulle ninfee ho riportato tutti in superficie… e la tentazione di annegarmi per la disperazione è venuta a me. “Le correzioni” non l’ho continuato: ho riletto un paio di volte la parte iniziale e stop. Non so il perché o il per come, ma in questi ultimi giorni mi andavano soltanto fumetti. Da qualche mese leggo soltanto la sera/notte. Cioè, leggo tutto il giorno, ma non roba buona. Roba che serve, presumibilmente, ma che non dà il gusto di un romanzo. Il punto è che sono lenta a leggere. L’ho scoperto soltanto da pochi anni, da quando mi son ritrovata a leggere fianco a fianco con uno che voltava le pagine con una frequenza almeno tre volte più alta della mia. Intorno a me era silenzio. Intorno a lui invece era un fruscio continuo. Sono una lumaca. Però di bavetta appiccicosa sulle pagine ancora non ne lascio. In futuro chissà. Comunque la faccenda non è che sono soltanto lenta a leggere; è che oltre a quello, sono totalmente incapace di iniziare un libro dopo l’altro. Mi serve un po’ di tempo per digerire ciò che leggo. “Una storia del mondo in 12 capitoli e1\2” l’ho terminato da più di una settimana, ma ogni tanto mi ritrovo a soppesarne mentalmente frasi e situazioni. Come faccio a immedesimarmi in un nuovo romanzo se ho ancora la testa piena di schegge impazzite dell’arca di Noè?

* inizialmente avevo scritto “inidentificabile”, ma pare che questo termine non esista, perciò mi sono adeguata

**questo non è un post su Baricco, sia ben chiaro (non so nemmeno perché ci tenga a precisarlo, ma ci tengo... Prima o poi la vita mi darà una risposta anche su questo, presumo, ma se così non sarà prometto che stringerò i denti*** e tirerò avanti comunque)

***a proposito di denti, vi racconto questa. So che non fregherà a nessuno, ma a me sì. E' da novembre che cerco di prendere l'appuntamento per farmi un rx delle arcate dentarie: a dicembre non c'era più posto, e per gennaio e febbraio non si poteva ancora fissare alcuna data perché l'ospedale non aveva inviato al cup la disponibilità di date. Due ore fa la situazione non era mutata di una virgola. Evidentemente io sono particolarmente ottusa perché non riesco a trovarci un verso in questa storia. E mi scoccia altamente prendere appuntamento privatamente perchè un conto è essere obbligati a farlo per necessità, un altro paio di maniche invece è praticamente essere obbligati a farlo perché ti ci obbligano. Cosa esiste a far il cup e compagnia bella se poi tanto non c'è modo di farsi fissare un appuntamento?? Non pretendevo mica di averlo per il giorno stesso. Mi andava bene anche dopo sei mesi, ma sentirmi ripetere da novembre, tutti i giorni (o quasi) al telefono "riprovi domani!", mi sembra una presa per i fondelli in piena regola.


[Ardesia | 15]

Commenti
Commento lasciato da coniglione il 24/01/2005 alle 22:47 :
bhe... ma io mi ti leggevo tempo fa... o no?


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