Appigli, derive e derivate
Sono giorni limbatici, ovvero ricoperti da una patina di torpore che se proprio si volesse descriverlo basterebbe paragonarlo a quella polverina azzurrognola che ti sfarinano addosso i pezzi nuovi di un puzzle appena li si fa emergere dalla scatola.
C'è chi mi accusa di esprimermi utilizzando parole inesistenti; sempre meglio questo che usare impropriamente termini canonici... anche se poi però mi accorgo di fare anche quello.
Comunque la lingua si evolve, anche se la mia nemmeno riesco a piegarla trasversalmente a metà; pare che tale spasso acrobatico sia riservato soltanto a chi è stato munito da madre natura di un ben determinato gene, ma per quanto ne so potrebbe essere una balla. Ultimamente mi sembra che si tirino in ballo i geni troppo spesso...
Cosa si dice in giro?
Terrorismo terrorizzante, nuovi pianeti e giramenti, asteroide in avvicinamento.
Cosa si dice qui?
Niente. Attualmente mi sento un'ameba.
Sfruttando lo sconto del 30% sui libri Mondadori l'altro giorno mi son presa "Coraline" di Gaiman - che sto cercando di non degnare della minima attenzione perché altrimenti finisce che per immergermici mollo a metà il pappagallo teorematico e mi spiacerebbe dato che questo revival matematico mi sta facendo bene. Mmmmm, dov'è che si accusava qualcuno di essere un "rimandapiaceri" o qualcosa del genere??? Mi pare fosse un film.... Ah, sì, sì: in Vanilla Sky.
Ieri ho telefonato alla base ed è saltato fuori che le temperature si sono mitigate anche là. Non male, significa che al prossimo giro potrò cambiar sciarpa. Per me è una gran cosa. Se fossi... se fossi... se fossi un capo d'abbigliamento che cosa saresti?
E se fossi un capo d'abbagliamento?
Se fossi un colore? Un calore? Un calare? Un celare? Un celere? Pacco.
Pecco. Becco, di un quattrino. Bocca, malandrina. Tocca; te la taglio quella manina.
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