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[venerdì 11 aprile 2003]
L'arte del segnalibro
Una libreria non è degna di esser considerata tale se sul bancone, vicino al registratore di cassa, non vi sia un buon assortimento di segnalibri gratuiti.
Che ci siano pure anche quelli a pagamento, non danno fastidio, ma non fanno nemmeno testo.
Da piccola, quando al momento del pagamento il libraio infilava di soppiatto fra le pagine del mio acquisto un segnalabro di cartoncino colorato sottile, decorato da un piccolo disegnino nero in un angolo, accompagnando quel gesto reso volutamente furtivo da una rapida strizzatina d'occhio, mi sembrava di aver ricevuto in dono un tesoro raro e prezioso. Forse la mia passione per i segnalibri, o per qualsiasi cosa che ne possa far le veci (cartoline, biglietti da visita, inviti gratuiti dei locali, etc...) ha avuto origine lì, da quel gesto complice che faceva apparire quel piccolo dono una cosa straordinaria.
Fare le orecchie ai libri per ricordarsi da che punto riprenderne la lettura? Deplorevole! Anche considerando che così facendo ci si toglierebbe il piacere di utilizzare, per l'appunto, un segnalibro.
Spesso si perdono in fondo ai cassetti o rimangono nascosti tra le ultime pagine di un libro terminato, oppure ancora, quasi sempre capita che spariscano proprio quando servirebbero, però quando si riesce a riacchiapparne uno bisogna ammettere che un bel segnalibro riesce ad aumentare il piacere della lettura.
In questo periodo immersi almeno quanto me nelle storie che sto leggendo ci sono 4 card dagli angoli smussati, le cui illustrazione si compongono di disegni stilizzati associati a frasi di grandi scrittori del passato.
A pagina 187 di "Un mese con Montalbano" c'è Rimbaud, a pagina 429 delle "Fantastiche avventure di Kavalier e Clay" una frase tratta dai giornali di bordo del Capitano Cook. Momentaneamente in panchina ci sono Chatwin e un detto Zen.



[Ardesia | *]

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