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[lunedì 31 marzo 2003]
Gli esuberati
Immagine di Gli esuberati Finalmente ieri ho letto questo originale fumetto, sceneggiato da Daniel Pennac ed animato dal tratto pulito, ma allo stesso tempo grottesco e deformante, di Jaques Tardi.
Per circa due anni questo volume ha rappresentato per me l'obiettivo di una personalissima caccia al tesoro, che si è consumata nella sezione "fumetti" di ogni libreria in cui ho messo piede negli ultimi ventiquattro mesi. Sarebbe stato più semplice ordinarlo, ma mi avrebbe tolto il gusto della ricerca e dell'attesa. Alla fine però ho dovuto cedere e, credo spinta da una forma di inconscia vendetta nei confronti delle librerie tradizionali dalle quali questa volta mi son sentita tradita nelle aspettative, l'ho prenotato on-line.
Si tratta di una storia ambientata nella Parigi odierna; una città multietnica e colorata che fa da scenario ad una serie di personaggi disincantati e sorprendentemente realistici. Il racconto procede rapido - forse troppo -, tra dialoghi brevi e dinamici, e colpi di scena surreali che si susseguono fino al finale "tigrato".
La trama è semplice: all'ispettore di polizia Justin viene affidata un'indagine in cui è invischiata anche Lili, sua fidanzata e veterinaria dello zoo, sulla quale ricadono i sospetti per la morte di un uomo, che con un gesto disperato, da alcuni giorni si era rinchiuso in una gabbia, apparentemente per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla sua situazione di disoccupato-barbone (apprezzabilissima la trovata della targhetta descrittiva che lo identifica ai visitatori della zoo come: Homo Sapiens - Labore Carens - Europaeus).
Un continuo rovesciamento di ruoli e di prospettive consente di vedere la vicenda con gli occhi dei vari personaggi e porta il lettore a contatto con una realtà ed una morale in cui la divisione fra bene e male non è affatto così marcata come troppo spesso torna comodo credere. Ed anche se alla fine la giustizia trionfa, resta una sensazione dal retro-gusto amarognolo perché si tratta di un epilogo sommario e precario, più che altro simbolico che con la sua inverosimiglianza sembra voler riportare la vicenda su di un piano prettamente fumettistico.
L'unica cosa che mi ha disturbato a livello visivo è la sproporzione con cui Tardi disegna le mani dei personaggi; non so se la cosa sia voluta o meno, ma la rappresentazione di un mondo in cui tutti hanno le manone di Braccio di Ferro mi ha stranito un pochino. Però, ora che ci penso, la vecchietta/capo di polizia parrebbe assomigliare in modo inquetante ad un incrocio fra una Olivia in là con gli anni e il Baby Hermann di Roger Rabbit (il neonato di 50 anni che fuma il sigaro)!
Comunque a parte il trascurabile dettaglio delle mani ho trovato "Gli esuberati" apprezzabilissimo, a partire dal titolo, passando per la trama ed i disegni, ed arrivando alla dedica di quarta di copertina che giustamente recita:


"Ai licenziati
Ai silurati
Agli espulsi
Ai flessibilizzati
Ai ristrutturati
Ai fusionati
Ai globalizzati
Agli esuberati
Insomma, a tutti quelli che si ritrovano a spasso"


[Ardesia | 5]

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