E' la storia di Jimmy, Sean e Dave, tre undicenni che giocano per strada in un quartiere alla periferia di Boston, a cui succede qualcosa di terribile.
In realtà capita soltanto a Dave, ma il trauma segnerà le vite di tutti loro.
I bambini crescono, si perdono di vista per seguire i loro destini, finché quasi tre decenni più tardi si ritrovano in seguito ad un altro tragico evento, e cioè l'assassinio della primogenita di Jimmy.
Sean, diventato detective, indagherà sul caso; Jimmy, col suo passato da criminale farà lo stesso, ma a modo suo; su Dave ed i suoi strani comportamenti cadranno sospetti infamanti.
La pellicola è lunga (più di due ore), ma non si avverte.
La regia di Clint Eastwood da sola non avrebbe retto la storia, se non fosse stato aiutato nell'impresa dalle straordinarie interpretazioni di Sean Penn (Jimmy), Tim Robbins (Dave) e Kevin Bacon (Sean) e di tutti gli altri attori, nessuno escluso.
E' un film angosciante pieno di dolore, deliri, giustizie sommarie, colpe nascoste, in cui non sembra esistere un modo di fare veramente giustizia e di archiviare le atrocità della vita e che comunica un senso di impotenza ed oppressione crescente.
Stupende le ambientazioni. I colori della fotografia danno un'impronta inconfondibile alle atmosfere, ora cupe, ora volutamente leggere.
Il finale non mi è piaciuto un granché, anzi, a dirla tutta, la scena in cui la moglie di Jimmy blatera immersa nei suoi vaneggiamenti da padrona del mondo, mi ha irritato non poco.
Sarebbe stato splendido se l'epilogo fosse arrivato qualche scena prima, alla considerazione di Sean: "E' come se su quell'auto ci fossimo saliti tutti e tre", e con l'immagine di Jimmy barcollante per strada, ubriaco di dolore e nefandezze.