[giovedì 09 ottobre 2003]
La storia dell'omino capovolto
L'omino chinò lo sguardo appena appena, giusto quel tanto che gli bastava per guardarsi le punte dei piedi.
Non c'era dubbio, erano i suoi piedi, li riconosceva dalle scarpe.
Erano state una pazzia quelle scarpe, non poteva di certo scordarsene così, come avrebbe potuto permettersi di fare se si fosse trattato di un acquisto ordinario.
Ma lui, un omino come tanti, non guadagnava un granché e certi gemiti del conto corrente lo destabilizzavano per giorni.
Non voleva lamentarsi, ma ne avrebbe avute di lagnanze da fare al Padreterno, eccome se ne avrebbe avute.
Innanzitutto per la questione dei piedi. Possibile che per riconoscerli dovesse rifarsi all'irritante ricordo della spesa sostenuta per accaparrarsi quelle dannatissime scarpe? Aveva terrore dei propri piedi. Non sopportava la visione di quelle ditine tozze, dei disordinati ciuffetti di peli che le sormontavano, delle unghie lunghe e spesse.
Era più forte di lui. Prima di cambiarsi i calzini era solito bendarsi. Toccarli invece non lo impressionava. Almeno quello.
"Eppure, eppure, eppure, da qualche parte ci deve essere qualcuno come me" era solito ripetersi l'omino ogni volta che nascondeva sé stesso al mondo, annodandosi una cravatta dietro la nuca.
"Eppure, eppure, eppure, non posso essere l'unico strambo in circolazione".
L'omino un giorno guardò il cielo e decise che era la cosa più bella che avesse mai visto. Pensò che se i suoi piedi si fossero stagliati in quella straordinaria immensità allora forse non sarebbero poi stati tanto brutti da guardare. Si convinse che era proprio così.
"I miei piedi mi fanno stare male soltanto perché sono laggiù, in basso, in terra, a contatto con un mondo tetro e stanco, un mondo che non mi appartiene più", pensò e decise che avrebbe imparato a camminare sulle mani.
Dopo due settimane di allenamento riuscì a fare i primi metri a testa in giù e un anno dopo passava la maggior parte della giornata coi piedi per aria.
Lo stratagemma funzionava; vedere i piedi protendere verso l'azzurro del cielo faceva sparire la sua fobia.
Purtroppo la terza volta che si presentò in ufficio capovolto fu licenziato.
"Eppure, eppure, eppure, piacersi solo a testa in giù non mi sembra poi una pazzia".
"Eppure, eppure, eppure, da qualche parte ci deve essere qualcuno come me".
Così l'omino partì, avanzando una mano dopo l'altra, facendosi strada per i sentieri del mondo, alla ricerca di qualcuno che potesse comprendere la sua nuova visione della vita e dei suoi piedi.
Ne stava facendo di strada su quelle piccole mani.
Ormai era un omino diverso.
Un omino capace di affrontare la vita con dignità e di andare incontro al futuro a testa alta, anche se a dir la verità la sua testa era quasi sempre rasente il suolo.
Un omino con i piedi fra le nuvole.
Un omino fiducioso ed ottimista.
In poche parole un omino sottosopra.
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